La Tunisia è così vicina alla Sicilia che le migrazioni esistono da sempre. Allora succede che un siciliano, sposato a una toscana, diventi padre a Tunisi nel marzo 1933. La bimba si chiama Salvatrice, la tradizione vuole così, cui si aggiunge Elena e il cognome Greco. Da lì, ancora bimba, Salvatrice si trasferisce in Toscana con mamma e nonna.

E babbo? Sparito, prima in guerra, poi chissà dove. Alla fine della guerra l’adolescente Salvatrice fa già girare la testa agli uomini. Ha solo quindici anni quando si sposa con il marchese Cesare Rodighiero. Lei rimane incinta, ma il bimbo non sopravvive, come il matrimonio, finito dopo poche settimane, anche perché lui era propenso al maltrattamento.

Nei primi anni ’50 Salvatrice approda a Milano come modella. In quel periodo nel mondo spopolavano le pin-up statunitensi e in Italia, grazie alla frase pronunciata dall’avvocato De Sica nel film di Blasetti, si scoprono le «maggiorate fisiche». La frase intendeva estendere le attenuanti riconosciute ai minorati psichici anche alle «maggiorate fisiche». Un salto mortale della logica, ma efficace in termini di comunicazione.

D’altra parte, il titolo del film era Altri tempi (1952). Salvatrice rientra pienamente nella categoria «magnificata» da De Sica e inizia una carriera milanese come modella, con una puntatina nel cinema poco conosciuta, anche perché si trattava di una piccola parte in Via Padova 46, conosciuto anche come Lo scocciatore (1953) di Giorgio Bianchi.

Un film dimenticabile, nonostante diversi interpreti noti (Sordi-Mario Pio, Peppino De Filippo), che Il cinema ritrovato di Bologna ha recuperato pochi anni fa. Poi decolla la sua carriera con Antonio Pietrangeli che la scrittura, di nuovo con Sordi, in Lo scapolo (1955) ma anche in Adua e le compagne (1959) e Fantasmi a Roma (1961), e grazie a Moris Ergas anche con Rossellini in Il generale della Rovere (1959) e diversi titoli francesi.

Il dramma professionale si consuma a Venezia con Vanina Vanini (1961) di Rossellini. La sua interpretazione è considerata talmente modesta che il «perfido» Enrico Lucherini la ribattezza «Canina Canini». Lei invece si era già ribattezzata con un nome d’arte: Sandra che le sembrava più consono alla sua indole e Milo, perché un rotocalco pubblicando alcune sue foto aveva titolato La Milo di Tivoli.

Sandra Milo però non vuole più saperne del cinema, e vive male anche il suo matrimonio con Ergas, uomo violento, per sua fortuna mai denunciato. Ma un nuovo personaggio sta per irrompere sulla scena: Federico Fellini che la piazza come amante di Mastroianni in 8 ½ (1963), poi in Giulietta degli spiriti (1965).

Milo diventa ufficialmente Sandrocchia, come la chiama il maestro che ha iniziato con lei una lunghissima relazione, seppure per entrambi non esclusiva. Sandrocchia si aggiudica così due nastri d’argento, vola a Hollywood accanto al suo mentore e alla moglie Giulietta Masina per la notte degli Oscar.

La carriera cinematografica prosegue ma senza risultati lusinghieri per gelosie maschili, al punto che dalla fine degli anni ’60 alla fine dei ’70 non lavora più. Al suo orizzonte si sta profilando la tv, anche grazie all’interessamento di Bettino Craxi, nel frattempo divenuto suo amante. Il nuovo marito, il medico Ottavio De Lollis, vive con lei un momento terribile.

I due, con la figlia Azzurra, sono al check-in all’aeroporto di Fiumicino quando l’attentato terroristico del gruppo legato a Abu Nidal fa tredici morti tra i passeggeri a colpi di kalashnikov.

Ulteriore episodio di cronaca che si aggiunge a quello legato alla nascita di Azzurra, settimina, senza respiro e senza battito cardiaco, riportata miracolosamente in vita da una suora, fatto che la chiesa ha riconosciuto come miracoloso nel processo di beatificazione di suor Maria Mastena. E qualche anno dopo è venuto il tristemente famoso urlo «Ciroooo» in diretta tv mentre una donna affermava che il figlio di Sandra avesse avuto un incidente.

Matrimoni sbagliati, ma figli legati alla sua singolare figura, compresa Debora Ergas, figlia di Moris. Perché per Sandrocchia, nonostante i tanti amori e innamoramenti, la famiglia era un punto di riferimento costante. Era lei a dire che forse alcune convivenze erano saltate o avevano preso derive discutibili perché lei si portava appresso mamma e nonna.

Negli ultimi venti anni ha fatto di tutto: cinema, teatro, televisione, una voracità esistenziale e professionale invidiabile per una donna quasi incredibile nel suo essere diventata icona, nell’avere attraversato i decenni sempre sull’onda della notorietà, mentre dietro le quinte il suo privato viveva anche momenti tremendi che si alternavano a situazioni gratificanti e piacevoli.

Di certo non era insensibile nei confronti degli uomini, così come gli uomini erano tutto meno che insensibili nei suoi confronti. Sandrocchia nonostante il suo essere sempre attuale seppur novantenne, sembra essere uscita davvero da Altri tempi, quel film che aveva etichettato le donne per la loro prorompente avvenenza.

Davvero una lontana era geologica. E a dispetto della battuta di Lucherini Sandra Milo ha di recente ottenuto un David alla carriera, anche se, va detto, spesso l’interprete era il personaggio.

ANTONELLO CATACCHIO

da il manifesto.it

foto: screenshot You Tube