Sfregi al Colosseo e Ultima Generazione: tutto in un unico calderone

I telegiornali della sera, a margine delle cronache che riguardano l’affaire Prigožin, danno una notizia che fa strabuzzare gli occhi: un turista e la sua fidanzata si trovano vicino...

I telegiornali della sera, a margine delle cronache che riguardano l’affaire Prigožin, danno una notizia che fa strabuzzare gli occhi: un turista e la sua fidanzata si trovano vicino alle mura del Colosseo. Sono circondati da altri ammiratori esteri del grande Anfiteatro Flavio e una persona li riprende col telefonino mentre con la punta di una chiave incidono su una delle bimillenarie mattonelle del monumento le loro iniziali e l’anno in cui siamo.

Un pegno d’amore del ragazzo alla sua ragazza. Un gesto che lui accompagna, voltandosi a favore di telecamera, con un sorriso decisamente compiaciuto, come a dire: «Bello vero?». Peccato che di bello qui non ci sia praticamente niente: per primo lui che si gigioneggia nell’atto di sfregiare il Colosseo; la sua ragazza che ne è compiaciuta; i turisti intorno che non intervengono in difesa del gigante dell’antichità romana e, per ultimo, l’uomo o la donna della telecamera che riprende senza dire, fare nulla.

Meno male che almeno, comunque, il video c’è e che quindi la polizia può fare le sue indagini per cercare di scoprire chi siano questi due scriteriati che hanno pensato bene di immortalare la loro visita dell’Urbe in questo modo. In passato altri turisti si erano addirittura appropriati di pezzetti dell’anfiteatro, come souvenir… L’egoismo, che è un po’ sempre un prodotto dell’ignoranza e della prepotenza messe insieme, scavalca l’amore per la bellezza storica che risiede nella straordinaria resistenza al tempo di un pezzo della grande epopea della Roma imperiale.

L’egoismo e un senso di proprietà privata che incede avanzando, a discapito di un concetto esclusivamente pubblico, di bene comune e, anzi, qui di vero e proprio patrimonio storico dell’umanità, sono la cifra del comportamento filmato con allarmante indifferenza da chi, invece di fermare quel gesto, se ne rende corresponsabile, pur creando le premesse perché almeno sia conosciuto, diffuso e diventi un monito per altri.

Il signorino che si reso protagonista di questo danneggiamento rischia ora una bella multa a cinque zeri e anche anni di carcere. Avrà probabilmente solo la multa e, se posso aggiungere una considerazione personale, io lo condannerei ad un daspo includente tutto il territorio italiano per almeno una ventina d’anni. Sono sicuro che altri sarebbero meno clementi di me, ma la canea giustizialista è così retrivamente banale, scontata, da rasentare la pateticità ormai. Quindicimila euro di multa e vent’anni di esclusione dal Bel Paese possono bastare.

I telegiornali della sera raccontano, dunque, il fattaccio e poi fanno un precipitoso ma calcolato accostamento con le azioni dei giovani ambientalisti di Ultima Generazione. Il messaggio che ne viene fuori è questo: vedete? Non c’è differenza tra chi sfregia con una chiave della propria automobile i mattoni del Colosseo e chi versa della vernice lavabile sui monumenti o nelle fontane cinquecentesche. L’equiparazione criminale è fatta, stabilita, consegnata all’anatema pubblico.

Non una parola con i tifosi del Feyenoord olandese che misero a ferro e fuoco il centro della capitale e danneggiarono veramente la Barcaccia del Bernini. Il primo accostamento che ai giornalisti viene in mente è con Ultima Generazione.

Certo, più fresco, vicino temporalmente ai fatti della cronaca odierna, mentre quelli di piazza di Spagna del dopo partita con la Roma risalgono al 2015. Ma si dà il caso che, se un paragone è possibile con lo sfregio del Colosseo, ebbene questo, non fosse altro per la somiglianza dell’atto, pur partendo da un contesto molto differente, lo è in riferimento ad altro danneggiamento e non ad un semplice imbrattamento rimuovibile nel giro di pochi minuti.

Ma quello che interessa all’informazione dell’epoca meloniana è stigmatizzare le azioni eclatanti di gruppi, comitati, associazioni (ed anche trasmissioni televisive) che denunciano le politiche molto più aggressive verso il patrimonio naturale, storico e culturale della nazione fatte da chi siede oggi al governo del Paese e che immagina grandi, impattanti opere sullo Stretto di Messina, oppure nuovi collegamenti stradali, ferroviari che perforano gli Appennini; oppure una reazione repressiva, tanto feroce quanto inutile, contro gli animali che abitano le nostre montagne e che si sentono minacciati dalla presenza sempre più invasiva dell’essere disumano.

Non c’è dubbio che il turista che sfregia il Colosseo mostra, dimostra, mette addirittura in scena un comportamento che va dall’infantile all’edonista peggio espresso; ma non c’è altresì dubbio sul fatto che gli investimenti pubblici nella tutela del nostro paesaggio, della nostra natura, dell’insieme artistico e culturale dell’Italia, che detiene il 70% di questo patrimonio a livello mondiale, siano così inferiori ai bisogni reali da aver fatto lanciare un allarme in tal senso pressoché univoco da tutti i fondi di tutela della bellezza e della ricchezza dell’intera penisola.

I giovani di Ultima Generazione non sono nemici dell’arte, della cultura, del patrimonio storico del Paese. Sono stati e sono ancora, con le loro azioni, la leva che ha permesso di parlare del problema del fossile, dell’ambiente inquinato, violentato dal liberismo a tutto tondo. Certo, si sono innescate polemiche infinite sull’opportunità o meno di verniciare la facciata di Palazzo Vecchio a Firenze, di imbrattare le mura del Senato della Repubblica, di versare un liquido a base di carbone vegetale proprio nella Barcaccia di piazza di Spagna…

E sono anche, per alcuni versi, polemiche comprensibili perché l’interrogativo forse più logico è: attraverso questo modus operandi, si arriva a sensibilizzare la maggior parte della popolazione o, invece, ce la si inimica?

Confesso che io sono tra quelli che pensa allo stridente contrasto tra metafora dell’azione dei ragazzi di UG e media capacità culturale della popolazione di introitarla, elaborarla e trarne il giusto significato senza lasciarsi irretire dalla semplice, facile, immediata condanna fornita da una evidenza che dilaga nell’opinione pubblica, sostenuta da una elementarissima indignazione sorretta, a sua volta, da una facilità di giudizio che le proviene da un senso di superiorità etica.

Guardate quei giovani lì, che illusi, che matti! Bloccano il traffico e impediscono alla gente di andare a lavorare. Fanno incazzare un mucchio di persone che, magari, sarebbero anche disposti a capire le ragioni della lotta ambientalista… Così facendo non raggiungono alcuno scopo. Anzi… E’ questo il ragionamento logico e comprensibile che si sente dire, che si legge in qualche decina di migliaia di post su Facebook con delle sgrammaticature che fanno rabbrividire.

Ma proprio per questo, visto il livello di alfabetizzazione della popolazione, visto che – ci dice l’ISTAT – il 33% dei giovani interrompe gli studi per potersi mantenere, perché sapere, conoscere e attendere di trovare un lavoro adeguato costa troppo caro e per troppi anni, proprio considerato tutto ciò, se è facile che tutti si indignino per le azioni scriteriate compiute da un turista che tratta il Colosseo al pari di un povero albero inciso con il coltellino degli innamorati, è altrettanto facile che le azioni di UG finiscano con il non essere capite e facilmente proposte alla massa dalle forze di governo come povertà culturale, teppismo, insensatezza.

Il risultato, per certi versi può quindi essere un boomerang. Ed è per questo che i telegiornali hanno facile gioco nel stabilire un collegamento tra la mano del turista che traccia sulla mattonella rossa del Colosseo le iniziali sue e della fidanzata e le secchiate di vernice ad un monumento di Cattelan.

La riduzione delle ragioni ambientaliste a minimalizzazione estrema, a semplicissimo capriccio giovanile, trattato con una spropositata protervia morale dal perbenismo crescente negli ambienti di governo, e delle istituzioni in generale, è un gioco estremamente facile.

Anche per la comunicazione di massa. Soprattutto per i giornali e le televisioni. La ipotetica “libertà di Internet” fa poi il suo resto, mettendo tutto dentro ad un pandemonico, caotico, insostenibile circo della mediaticità autoreferenziale e facendone venire fuori disprezzo, sarcasmo, odio a pieni polmoni, tastiere e mani. La vittima principale di tutto questo è la ragione, la ponderatezza, la capacità di fermarsi un attimo a riflettere per capire anche i gesti che ci risultano più ostici e lontani dal nostro modo di pensare e di agire.

Per questo, la repressione non è la soluzione. Mai. Eppure è molto difficile, in una società che viaggia ipersonicamente verso la consapevole confusione dei messaggi e che, quindi, si ferma sempre e soltanto all’apparire dei fenomeni e non dà mai una sbirciata al di sotto di essi, operare delle distinzioni che ci arricchiscano nella valutazione di quello che accade.

Un atto di vandalismo è un atto di vandalismo: spaccare un monumento per esagitazione da alcool e tifo calcistico, rubarsi un pezzetto dell’Arena di Verona o dell’Arco di Tito, così come intagliare una scritta nelle ossa travertine del Colosseo sono assimilabili dentro una unica categoria. Ma anche semplicemente accostarvi gli atti dimostrativi dei giovani di Ultima Generazione è alterare il senso delle azioni, fare del revisionismo dell’origine delle stesse: i ragazzi che si battono contro il cambiamento climatico non vogliono sfregiare nessun monumento.

Vogliono soltanto attirare l’attenzione troppo distratta di milioni e milioni di persone. Attirarla su un problema che ci riguarda universalmente tutte e tutti e che continuiamo a sottovalutare facendo spallucce e pensando che ogni piccolo gesto, tutto sommato, sia ininfluente ai fini del riequilibrio del funzionamento del pianeta, per la diminuzione dei livelli di inquinamento atmosferico, del suolo e del mare. Ecco perché mettere sullo stesso piano vandalismo e attivismo ambientalista è fare disinformazione. Volutamente. Con lo scopo di creare dei nuovi pregiudizi.

Nuovi pregiudizi che aiuteranno le forze di governo a propagandare le loro politiche di intervento sui disastri ambientali (Emilia Romagna docet…) come interventi strutturali, decisivi e risolutivi. Mentre il problema a monte sono le fonti energetiche, lo sfruttamento dei nostri territori, il considerare la terra su cui viviamo una proprietà dell’essere umano e, quindi, un sistema biodinamico che deve poter reggere l’urto di uno sviluppo produttivo devastante.

Il caldo di queste estati è sulla pelle di tutti. E’ anomalo ed è sempre più forte, intenso, insopportabile soprattutto per le persone più fragili: anziani, bambini, malati… Stiamo attenti a non cadere nel giochetto dell’equipollenza tra lo sfregio del Colosseo e la buona volontà di chi, magari con metodi che si possono oggettivamente rivedere e riconsiderare, lancia un grido di allarme permanente per la sopravvivenza della natura tutta, della nostra casa.

Una casa che rischia di essere ben presto inabitabile per le generazioni a venire. Tutte quante: umane e non umane…

MARCO SFERINI

27 giugno 2023

foto: screenshot tv

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