Una delle ragioni dell’esplosione della protesta delle tende contro il caro-affitti organizzata dagli studenti è stata confermata ieri dalla rilevazione dei prezzi al consumo effettuata dall’Istat ad aprile. L’inflazione in Italia si conferma tra le più alte in Europa: è all’8,2% sull’anno, mentre quella mensile – da marzo ad aprile – è aumentata dello 0,4%.

La curva discendente si è interrotta, l’indice dei prezzi era ben più alto ad inizio anno, ed è tornato ad agosto 2022, prima dell’aumento delle bollette che ha risentito della speculazione sui prezzi del gas e dell’energia elettrica, effetto dell’esplosione della guerra russa in Ucraina.

La causa principale è stata addebitata dall’Istat alla crescita dei prezzi dei «beni energetici non regolamentati». L’energia elettrica sul «mercato libero» è di nuovo esplosa da +44,0% a +53,6%; +8,8% il congiunturale); il gas di città e il gas naturale sul «mercato libero» (da +42,0% a +51,5%; +8,1 su base mensile), la benzina che era scesa è rimbalzata del +4,1%; il Gasolio per mezzi di trasporto è in ribasso (da -6,9% a -1,8%; -2,6% il congiunturale)». Per ora il prezzo degli alimentari rallenta, come quello dei beni che compongono il cosiddetto «carrello della spesa». Così come l’inflazione di fondo, quella che non contempla cibo ed energia.

Un andamento schizofrenico di questo genere ha cause diverse. Le associazioni dei consumatori sostengono che la principale responsabilità sia del governo che in aprile «ha ripristinato tutti gli oneri di sistema sulla luce e la gran parte di quelli sul gas, facendo decollare i prezzi degli energetici, in particolare quelli non regolamentati considerato che la luce del tutelato in aprile è comunque scesa per la semplice ragione tecnica che i prezzi precedenti erano ancora quelli fissati a fine dicembre 2022 – sostiene Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori (Unc) – In un solo mese la luce del libero sale dell’8,8%, il gas dell’8,1%».

Oltre alle bollette e agli alimentari, è un’economia basata sulla monocultura del turismo, e sui suoi indotti, a tenere alta l’inflazione. L’Istat parla infatti dei «Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona» in cui la parte del leone la fanno i prezzi degli Alberghi e motel (+18%). Ci sono i servizi relativi al trasporto aereo passeggeri (+29,5%), al trasporto marittimo (+4,9%) e su rotaia (+3,4%). Non è possibile dedurre immediatamente l’impatto del caro-affitti.

Nel bollettino mensile dell’Istat ci sono in due voci: i «prodotti ad alta frequenza di acquisto» e i «servizi relativi all’abitazione» in cui rientrano anche le spese per gli appartamenti. È comunque possibile dedurre che, dato l’aumento dei tassi di interesse deciso dalla Banca Centrale Europea, i salari siano stati ulteriormente taglieggiati dai mutui che le banche hanno alzato, spingendo le famiglie sia a stringere la cintura, e a risparmiare sugli affitti dei figli fuorisede, sia i proprietari di casa ad aumentare i canoni di affitto.

In questa cornice gli studenti sono costretti a cambiare casa, o a stringersi ancora di più in appartamenti sovraffollati. L’indice dei prezzi al consumo tradizionalmente utilizzato per valutare l’inflazione non misura il tenore di vita. Riflette l’evoluzione di un paniere medio a livello macroeconomico, ma non parla della spesa quotidiana o addirittura mensile delle famiglie. È difficile valutare lo shock creato sulla popolazione. Anche per questo le associazioni dei consumatori elaborano stime spesso terrificanti sull’impatto della speculazione sui prezzi.

«Per una coppia con due figli – sostiene ad esempio l’Unc l’inflazione all’8,2% significa una stangata pari a 2.417 euro su base annua, di questi ben 931 servono solo per far fronte ai rialzi del 12,1% di cibo e bevande. Per una coppia con un figlio, la spesa aggiuntiva è pari a 2.220 euro, 840 per mangiare e bere. In media per una famiglia il rincaro è di 1.848 euro, 682 per prodotti alimentari e bevande analcoliche. Il primato spetta sempre alle famiglie numerose con più di 3 figli con una mazzata pari a 2.718 euro, 1.111 solo per nutrirsi e dissetarsi».

Il governo ha adottato la tattica dello struzzo. Aspetta, e spera che verso la fine dell’anno l’inflazione rallenti. Ed è escluso sia l’introduzione del salario minimo, mentre si spera la pauperizzazione crescente sia redente dalla mitica «crescita» in cui però aumentano le diseguaglianze.

L’idea è stata interpretata ieri dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi: «Sconteremo fino ad agosto di quest’anno il picco energetico ma nell’ultimo quadrimestre dell’anno ritengo che l’inflazione scenderà non in maniera vertiginosa ma ci assesteremo tra il 5 e il 6% che è un’Inflazione ovviamente ancora alta ma sostenibile»

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ieri ha detto che, in queste condizioni, ci dovrà essere «un ripensamento del ruolo dello Stato, che deve selezionare con attenzione gli interventi da perseguire, sempre con un occhio agli effetti sulla crescita».

Il segretario della Cgil Maurizio Landini, commentando il «decreto lavoro» sul quale sono iniziate le audizioni in Senato, ha svolto meglio le implicazioni di questo approccio: «Sul taglio del cuneo fiscale è stato deciso un intervento una tantum. Ma l’inflazione sta taglieggiando le busta paga e serve un aumento dei salari che sia strutturale. Il governo invece parla nel Def della necessità di moderazione salariale». Sono le premesse del peggioramento della crisi sociale.

ROBERTO CICCARELLI

da il manifesto.it

Foto di Teona Swift