Grossa giornata di protesta in Francia, la nona dall’inizio del movimento, tra cortei (320 in tutto il paese) e scioperi. Il ricorso all’articolo 49.3, per approvare la riforma delle pensioni attraverso la sconfitta della sfiducia delle opposizioni e non con un voto a favore, esasperato dall’intervento in tv di Macron mercoledì, hanno ridato forza alla protesta.

Con una chiara novità: la partecipazione dei giovani, dai liceali agli universitari, è in netto aumento. 400 licei sono stati bloccati ieri in Francia, alcune università sono in agitazione (persino Panthéon-Assas, facoltà di diritto feudo dell’estrema destra ribattezzata “Assas la rossa”).

La rivolta non si limita più al rifiuto delle pensioni a 64 anni, ma va al di là, sulla questione della democrazia. Gli studenti, precarizzati, sono vicini alle preoccupazioni dei lavoratori inquieti per il loro futuro. Attorno alle pensioni si sono coagulate tutte le inquietudini e le rivendicazioni, dai salari bassi all’inflazione, dalle condizioni di lavoro alle diseguaglianze.

I cortei sindacali ben organizzati non erano i soli in piazza ieri: accanto, molto mobili, si succedono manifestazioni “selvagge” (il termine è rivendicato), di giovani, che sfuggono ai poliziotti, riprendendo la tattica “be water” adottata a Hong Kong e lo stile degli Indignados spagnoli intorno al 2010, con in prospettiva un rilancio dalla Nuit Debout di qualche anno fa a Parigi. Nei cortei c’è anche un ritorno sempre più visibile dei gilet gialli.

Record di partecipazione, molto forte anche in provincia: 3,5 milioni per la Cgt,1milione per il ministero degli interni. Gli slogan mostrati nei cortei rispondono alle accuse della vigilia di Macron: “La piazza è legittima”, riprendendo la questione centrale della legittimità politica (il presidente, i deputati, le manifestazioni). “Non è la folla ma il popolo”, ribattono i manifestanti all’infelice riferimento di Macron a Victor Hugo in tv (“a volte la folla tradisce il popolo”). Immagini con Macron camuffato da Margaret Thatcher. Macron con la corona da re, persino Macron ghigliottinato.

Per uno scherzo del destino, domenica sera è previsto l’arrivo in Francia di Carlo III e Camilla, per il primo spostamento all’estero del re d’Inghilterra prima ancora dell’incoronazione. Lunedì è organizzato un banchetto ufficiale a Versailles, immagine fuori luogo nel contesto attuale (ma il protocollo sarà in ordine, assicura l’Eliseo, lo sciopero al Mobilier National è seguito da sole 24 persone). Buckingham Palace osserva con attenzione gli avvenimenti francesi e assicura che il re «seguirà le indicazioni delle autorità».

C’è il problema del regale viaggio in treno a Bordeaux. Gli scioperi si sono rafforzati ieri nelle ferrovie (con invasioni di rotaie, come alla Gare de Lyon a Parigi), con soddisfazione sindacale. Lo stesso nella scuola. Tutte le raffinerie Total bloccate, minacce di stop al riempimento degli stock di gas, manca in kerosene negli aeroporti, blocchi stradali un po’ dappertutto (820 km di coda complessivamente). A Parigi, mentre metà città crolla ancora sotto le pattumiere, è stata tagliata la corrente alla Mairie del V arrondissement, dove la sindaca è pro-riforma.

Il segretario del Partito Comunista Francsce, Fabien Roussel, invita a «fare di tutto per bloccare il paese, bloccare le vie di circolazione». Non è la posizione di Laurent Berger, segretario della Cfdt, che mette in guardia contro le «violenze» che possono allontanare il consenso alla protesta, finora molto alto.

Berger chiede di nuovo al governo di «mettere la riforma in pausa», ma avverte che la Cfdt rispetterà un periodo di distanza prima di riprendere, eventualmente, delle trattative sui vari fronti proposti da Macron mercoledì (lavoro, scuola, salute, clima), a causa delle pesanti frasi anti-sindacali del presidente. Philippe Martinez, che è al suo ultimo corteo come segretario Cgt (dal 27 al 31 marzo c’è il congresso), ha accusato Macron di aver versato «non olio ma un bidone di benzina sul fuoco della rabbia sociale».

Il governo tace, ufficialmente aspetta il parere del Consiglio costituzionale (Macron ha saltato il pranzo a Bruxelles con il segretario generale dell’Onu al Consiglio europeo, trattenuto a Parigi per “riunioni”). La prima ministra ha il compito di allargare la maggioranza, per evitare la paralisi.

Ma il compito è difficile. Dalla direzione di Lr è arrivata una risposta negativa. Al massimo, il governo può sperare di attrarre la “fronda” dei républicains. L’intenzione è di presentare leggi a fette, per trovare alleati pezzo per pezzo. In caso di vera paralisi, c’è sempre la possibilità del cambio di governo o delle elezioni anticipate, giocando la carta dell’ordine se la protesta si esaspera: per martedì 28 i sindacati hanno proclamato un altro sciopero generale

ANNA MARIA MERLO

da il manifesto.it

foto tratta dalla pagina Facebook nazionale del PCF – Parti Communiste Français