Qui convien che ogni tabù sia lasciato a sé stesso, fuori dai pensieri, ben oltre ogni immaginazione. Perché ciò che si immagina come inarrivabile, impossibile, addirittura inconcepibile, spesso e volentieri è quello che invece più ardentemente si desidera, senza mediazioni di alcun tipo, facendo però i conti con i tanti pregiudizi e le troppe bigotterie ancora oggi esistenti su quello che – come puntualizza molto bene Roberto D’Agostino – fa girare il mondo.
Avete sbagliato. Non è l’economia, anche se materialmente lo è eccome. Si tratta del sesso, dei rapporti cosiddetti “intimi“, di quell’universo di emozioni e di contatti che ci sono necessari per comprenderci veramente fino in fondo o, quanto meno, per tentare di farlo, esplorando l’ancestralità tanto del dicibile quanto dell’inconfessabile.
Si sa, nessuno sarà mai pronto a dire tutto, ma proprio tutto circa le proprie fantasie sessuali, perché il timore principe è quello di essere giudicati e veder cambiare opinione su sé stessi da parte di parenti, amici, anche semplici conoscenti o, perché no, se si è famosi, vaste platee di sostenitori e fans che, in un batter d’occhio, diventano detrattori e odiatori seriali sui social.
Mettersi a nudo vuol dire fare proprio questo: spogliarsi non solo dei propri abiti per poter fare l’amore o fare sesso in piena libertà e godendo della vista della completezza fisica del proprio partner, ma più ancora significa gettare davanti alle scorie pregiudiziali della morale dominante, borghese, clericale e saccentemente bigotta, quella vergogna di cui non ci si deve vergognare affatto, perché pensieri a luci rosse ne facciamo tutti, ogni giorno, più volte al giorno.
Diversamente, la vita che ci attende è quella di un ascetismo che ci isoli dal mondo intero, di un monachesimo o di una clausura che, altrettanto, mettano il portone di una celletta o le inferriate di una grata tra noi e la enorme straordinaria complessità dei sentimenti, delle pulsioni, dei desideri che pretendiamo di controllare invece di vivere nella loro piena, folgorante, irruente espansione dentro noi e verso coloro che diciamo di amare o, molto più comunemente, da cui siamo attratti senza quel fatidico “perché“.
Non si tratta di essere banalmente anticonvenzionali, ribellisti per moda o bastian contrari per vocazione.Tutto il contrario. Perché sapere cosa si vuole è il primo passo per vivere degnamente quel desiderio che, altrimenti, viene costantemente mortificato e piegato ad altri desideri, a imposizioni moralistiche, a dettami e istituzioni che affondano nella notte dei tempi, nel sonno della ragione, nella paura di sé stessi e nel timore di non soddisfare le esigenze degli altri.
Per prima cosa bisogna smetterla di avere paura della paura stessa. Bisogna proporsi per come si è, per come si sente, per quello che si prova. Non c’è anatema o stigmatizzazione possibile davanti alla straordinaria sfacciataggine di chi, proprio grazie all’abbandono della propria vergogna, finisce con l’arma dell’ironia per far vergognare gli altri. Così iniziano tanti confronti reciproci che battono i pregiudizi e che aprono le menti, che spalancano le porte delle voglie e che fanno del godimento a trecentosessanta gradi l’essenza nuova della sessualità moderna.
Che limite ci può dunque essere alle fantasie, a quelle che impropriamente vengono chiamate “perversioni” (facendo del verbo latino pervertĕre un sinonimo di sconcezza e di impudicizia), a tutti quei desideri che ci balzellano in mente e nel cuore quando proviamo una pulsione sessuale? Un limite soltanto: nessun desiderio, per quanto banale o complesso possa essere, non deve essere imposto all’altro, ma deve essere liberamente vissuto nella piena condivisione di una comunanza di intenti che rispettino, anzitutto, la consapevolezza di ciò che si sta facendo.
Naturalmente si sta trattando del tema escludendo ogni violenza, ogni sopraffazione, ogni coercizione, ogni blandimento che annichilisce il diritto di dire NO, di rifiutare con coscienza tanto le attenzioni verbali quanto quelle materiali di chi ci ronza intorno, di chi ossessivamente ci punta e ci impone una presenza che, appunto, non desideriamo. Occorre proteggere da questo desiderio malato soprattutto coloro che non hanno sufficienti difese psichiche e fisiche per opporsi ad una forza che vuole imporsi e che va fermata.
Il desiderio è buono e libero di essere ciò che vuole solamente se è un doppio desiderio e se rientra entro i confini del lecito collettivo, nel patto sociale fondato sulle leggi che tutelano chiunque da atti di pedofilia, di stupro, di stalking. La sessualità in quanto voglia, amore, desiderio non c’entra nulla con questi comportamenti se non meccanicamente, ossessivamente, compulsivamente.
La libertà del sesso è il sesso della libertà. L’immaginazione deve essere parte di questo mondo che interiorizziamo e che facciamo emergere troppe volte con spigolosissimi timori, con punte di orgoglio o con cautelatissime timidezze che ci distraggono da ciò che ci piace, da quello verso cui siamo attratti naturalmente.
Fare della sessualità una parte importante della propria vita vuole trovare un modo chiaro, limpido e cristallino per non ammalarsi di ipocondrie, di fobie, di ansie e di paure che, se nel caso delle malattie veneree e sessuali in generale sono in parte giustificate, come atto di prevenzione e di tutela reciproca, in tutti gli altri casi divengono manifestazioni di un disagio evitabilissimo riconducendo il plurimillenario atto di condanna verso il godimento fine a sé stesso o, comunque, fine alla voglia reciproca di piacere e di piacersi, ad un’irrilevanza del tutto trascurabile.
Giuseppe Cruciani, giornalista di Radio 24, autore dell’anomala trasmissione dell’etere “La zanzara”, dove si raccoglie la croce e la delizia della modernità italiana, ha scritto “Nudi. Il sesso degli italiani” (La nave di Teseo+, prima edizione: 2020). Un libro che fa dei rapporti carnali qualcosa di più sublime e, al contempo, anche di molto becero. Dipende dal punto di vista con cui si guarda tanto alla sessualità quanto al più generico e soggettivissimo concetto di “amore“, nonché a quello già un po’ perlustrato qui, che risponde al nome di “desiderio“.
Se pensate che desiderio, amore e sesso siano declinabili esclusivamente nelle modalità classiche di un perbenismo virtuoso, di una decenza irreprensibile, tutte le esperienze raccolte radiofonicamente da Cruciani contribuiranno a demitizzare queste convinzioni e vi rovesceranno addosso una serie di scandalosissimi comportamenti che, in realtà, sono l’ultima manifestazione di una libertà che, proprio nei suoi eccessi, rivela tutta la complessità tanto del nostro inconscio quanto della nostra più evidente volontà di concretizzarlo nel reale e farne esperienza di vita.
“Nudi” è una galleria straordinaria di sconfinamenti nell’ufficilamente impronunciabile, nell’oltrepassare ogni limite, nel rasentare lo sconcio e nel sovvertire ogni bon ton, ogni misura, ogni passione che vorrebbe essere racchiusa in schemi precostituiti, in preconcetti che solcano ancora i nostri tempi e che fanno del sesso qualcosa di eternamente sporco, brutto e persino cattivo.
Qui il peccato non esiste, perché non ci sono peccatori, ma solo persone che danno forma e materia alle fantasie più recondite, ma nel pieno rispetto dell’altro, nella condivisione di queste perversioni che giganteggiano davanti allo scheletro di una morale che impallidisce, si fa piccola piccola, perché sa sempre e soltanto giudica e non prova mai a capire.
Forse pochissimi possono dirsi pronti a leggere questo libro. Forse moltissimi, invece, scopriranno che la realtà dei sentimenti, delle passioni e dei desideri è, come del resto qualunque fenomeno umano, molto più stratificato, complesso e intricato, per cui è impossibile ridurre il tutto ad una antitesi paradigmatica tra bianco e nero, tra chiaro e scuro, tra giusto e ingiusto, tra lecito e illecito, tra morale e immorale.
Il piacere soggiace alla regola imperativa di un soggettivismo che, in quanto tale, è spietatamente arbitrario e agisce ai limiti tanto della realtà che pretendiamo di conoscere e che, leggendo il libro di Cruciani, ci riserva invece una ridda di sorprese eclatanti, di piroette vorticose sui nostri presupposti ideali, sul nostro modo di vedere il corpo, il contatto, la nudità a tutto tondo: materiale e intellettiva.
Perché si fa l’amore prima di tutto con gli scambi sinaptici di un cervello misteriosissimo, si ragiona poco quando si ama, ma ci si logora tanto su come ci si deve comportare, su come riuscire a dare il maggiore piacere al proprio partner, perché di quel piacere, inevitabilmente, ne godiamo anche noi.
Ridotto alla nostra sfera sessuale, l’universo pare insignificante, perché l’evoluzione della materia è arrivata fino a noi, esseri coscienti e consapevoli di ciò che ci circonda, e indagatori di una interiorità che, probabilmente, non conosceremo ma fino in fondo. Così come non sapremo mai quanto, dove e perché si estende il cosmo.
Einstein sosteneva che due cose sono infinite: l’universo e la stupidità, ma riguardo al primo asseriva di avere ancora dei dubbi. Io ne aggiungerei un’altra: la mutevolezza delle passioni, la poliedricità dei sentimenti, dell’eros, della voglia che ci abita e che si esprime nella ricerca continua di qualcuno con cui condividerla per affrontare tutto quel resto della vita che, troppo spesso, è dolore, sofferenza e sopportazione.
Scandalizzatevi pure leggendo “Nudi” di Cruciani, ma sappiate che qualcuno di quei motivi di scandalo abita anche in voi. Anche se non lo sapete, soprattutto se (ve) lo negate…
NUDI. IL SESSO DEGLI ITALIANI
GIUSEPPE CRUCIANI
LA NAVE DI TESEO
€ 18,00
MARCO SFERINI
27 luglio 2022
foto: particolare della copertina del libro