Fu lei la prima a giungere sul posto, il 6 gennaio 1980, e a fotografare il corpo di Piersanti Mattarella. Assassinato. Palermo – diceva – “è piena di cose, belle e brutte. Come un amore. Palermo è come una bambina, che vuole crescere, diventare grande, diventare la maestra, o la principessa, sognare di poter essere una persona felice”.
Letizia Battaglia, la grande fotoreporter che iniziò la sua carriera all’Ora, in un mondo popolato solo di uomini, è morta all’età di 87 anni. Era nata nella sua Sicilia nel 1935 (dove tornò sempre, dopo essersi trasferita a Milano e a Parigi), luogo che il suo obiettivo raccontò infaticabile, nelle ombre e nelle luci, con i morti ammazzati dalla mafia, le processioni religiose, la sfrontatezza delle ragazzine figlie della miseria.
Ribelle con le sue immagini senza censure, fondò l’agenzia Informazione fotografica e diresse il Laboratorio d’If, dove in molti sono cresciuti con il suo insegnamento (compresa sua figlia Shobha). A lei fu attribuito il prestigioso premio Eugene Smith, la sua vita è raccontata nel documentario Shooting the mafia di Kim Longinatto e poi l’omaggio di Franco Maresco nel film La mafia non è più quella di una volta. Già nel 2008 era apparsa in un cameo in Palermo Shooting di Wim Wenders
Tra la fine degli anni 80 e i primi anni ’90 si è occupata anche di politica. E’ stata consigliera comunale con i Verdi ed assessore comunale in una delle giunte guidate da Leoluca Orlando.
“Palermo perde una donna straordinaria, un punto di riferimento. Letizia Battaglia era un simbolo riconosciuto internazionalmente dell’arte, una bandiera nel cammino di liberazione della città di Palermo dal governo della mafia”, l’ha ricordata il sindaco.
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