Luca è un nome di fantasia, ma quello che ci racconta sono esattamente le sue convinzioni. Il termine “opinioni” non rende al meglio ciò che Luca pensa, perché quasi sempre è l’evidenza di un radicato – appunto – convincimento che va ben oltre il dubbio e che lascia veramente poco spazio ad ipotesi critiche, a messe in discussione davanti alle evidenze più oggettive e manifeste.
Luca è un no-vax e un no-pass convintissimo. Per questo non abbiamo cercato di persuaderlo del contrario di ciò che ha assimilato nel corso di due anni di pandemia proprio su questa stessa e, in ultima istanza, sulla grande questione dei vaccini e delle inoculazioni.
Lo abbiamo ascoltato, pur incalzandolo con le domande. Ci siamo sforzati di essere il più possibile rispettosi, nonostante quello che ascoltavamo e appuntavamo fosse esattamente l’opposto, non tanto di quello che frulla per la mente a noi, quanto del metodo scientifico, della meticolosità della ricerca medica, dello studio in senso lato.
L’intervista che vi proponiamo è interessante soprattutto da questo punto di vista, a nostro modo di vedere: i contenuti sono esposti con una certezza pressoché assoluta e non vi è alcun tentennamento nel mettere in discussione una scienza che osa contrapporsi non alla classica fede, ma ad un fideismo del tutto agnostico, che non conosce e non vuol conoscere altro se non sé stesso.
Ed ora… buona lettura.
Luca ha 28 anni, è stato studente di diritto, si è laureato e ha iniziato da pochi mesi una collaborazione con un amico avvocato. La volontà è quella di avere un giorno un proprio studio, un nome rispettato in una delle corporazioni più importanti del Paese. Luca vive a metà tra il Nord e il Sud del Paese: a Bologna lavora, a Napoli ritrova la famiglia. E’ uno “spirito libero”, non incasellabile nelle consuete etichettature politiche e sociali. Non è di destra ma nemmeno di sinistra. Non è credente ma nemmeno ateo. Ma una definizione la accetta senza alcun timore: è contro il Green pass e, prima ancora, contro il vaccino anti-Covid.
Come mai un laureato con il massimo dei voti, un avvocato giovane e probabilmente brillante (con tanti auguri in merito), è convinto che il vaccino contro il coronavirus sia dannoso, sia il male dei mali?
A dire il vero non penso che i vaccini siano il male per antonomasia. Penso che questo vaccino sia nato dentro una pandemia le cui origini sono poco chiare. Tutto è molto poco evidente in questa storia e le contraddizioni che la scienza dimostra di avere non mi aiutano a pensare diversamente. Sappiamo che per sperimentare un farmaco occorrono anni. Invece, per il Covid-19 si è trovato un rimedio in un tempo davvero troppo breve…
Non è un rimedio, Luca… Non è un farmaco. E’ una protezione dagli effetti più gravi che il virus può causare al nostro organismo. Bisogna stare attenti alle parole. Come diceva Carmelo Bene: «State attenti, il linguaggio vi fotte, vi trapassa e non ve ne accorgete!».
Va bene, non è una cura, lo so. Ma viene spacciata come tale proprio da quelli che vogliono la vaccinazione di massa…
Ma siamo già in presenza di una vaccinazione di massa: il 90% della popolazione è vaccinato. Restano poco meno di 6 milioni di italiani senza nessuna dose e sono un problema di carattere sanitario e quindi anche socio-economico: chi non ha scelto di vaccinarsi contribuisce negativamente ad un rallentamento delle cure per tanti altri malati. E non solo di Covid. Anzi, soprattutto…
Quindi noi che rifiutiamo un vaccino che può essere pericoloso diventiamo la causa di morte per altri? Non basta che rischiamo già su noi stessi e paghiamo la nostra scelta in questo modo? Non chiediamo nulla allo Stato, solo di poter essere liberi di esercitare un diritto costituzionale.
Tu sei un avvocato, un uomo di legge. Non convieni che la salute pubblica sia compito, oltre che delle istituzioni, anche del singolo cittadino che costituisce una comunità e che a questa partecipa con tutti i suoi comportamenti?
Sì, sono assolutamente d’accordo e proprio per questo penso che un contributo di questo genere possa essere plurale nella sua formazione. Chi come me sceglie di non vaccinarsi e lottare contro il Green pass mette a rischio di più la salute di tutti o la propria? Mette a rischio la democrazia? A me sembra che sia proprio il governo a inficiare le fondamenta democratiche dello Stato, imponendo e non proponendo.
Siccome la scienza ha ancora un valore riconosciuto universalmente (o almeno dovrebbe essere così), ci si affida ad essa non con un atteggiamento fideistico ma fiducioso, per l’appunto. La sperimentazione è un po’ la cifra di questi due anni pandemici: mentre la medicina ha fatto grandi passi avanti, non c’è dubbio che la politica l’abbia dovuta rincorrere e l’abbia fatto pasticciando molto…
Le imposizioni peggiori sono quelle che vengono vissute come momenti di libertà. Il Green pass è proprio una di queste. E’ una norma che discrimina per categorie: vaccinati con terza dose, ora distinti da quelli con doppia dose e, dall’alto lato, i non vaccinati. Su questa distinzione viene permesso a chi ha fatto il vaccino di accedere a tutti i servizi quotidiani necessari per la nostra vita, mentre agli altri viene limitato praticamente tutto. Per quanto lo Stato dica di voler così tutelare l’interesse pubblico, della popolazione e del singolo cittadino, dimostra invece soltanto di esercitare una pressione indebita proprio sulla libertà di scelta di cui parlavo prima.
Ma pensi sia davvero possibile scindere la libertà di cura da quella di vita? Mi spiego meglio: vivere vuol dire avere rapporti stretti, sociali per l’appunto, con tutta una serie di persone con cui siamo a contatto ogni giorno. E proprio ogni giorno noi rispettiamo una serie di comportamenti anche a prescindere dalle norme. Per istinto, per consuetudine forse; ma pure per senso civico, per una aderenza ad una morale che ci impone – un po’ evangelicamente – di non fare agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi. Perché tutto ciò non dovrebbe valere quando si parla di vaccini?
Perché il vaccino non è la fine della malattia, della pandemia. E’ uno specchietto per le allodole, una sperimentazione semmai di una possibile cura futura.
Ma i vaccini non sono mai stati cure per le malattie. Le hanno prevenute solo dopo molto tempo e, infatti, anche in questa pandemia lo possiamo vedere con grande chiarezza. Le varianti del virus si moltiplicano e la scienza le insegue, sperimentando e dando vita a nuove soluzioni per rendere endemica la situazione ormai fuori controllo.
La scienza sperimenta proprio come il diritto: anche il legislatore deve adeguarsi alla realtà che muta e disporre norme che prevengano ciò che è già avvenuto. Altre volte si può giocare d’anticipo e prevedere comportamenti, innovare e anticipare i tempi. Medicina e legge non sono poi così diverse nella loro opera di regolamentazione della vita degli esseri umani. Ma in questa pandemia si è creato un rapporto di pericolosa simbiosi tra scienza e politica. Alcuni la chiamano grossolanamente “dittatura sanitaria“; io preferisco parlare di “interessi comuni“: le grandi case farmaceutiche hanno bisogno della politica per regolare meglio i loro interessi e le forze politiche trovano così nuovi spazi in cui espandersi, in cui stabilizzare il proprio potere.
Gli interessi vicendevoli tra economia e politica però non nascono con la pandemia. Sono una costante della storia dell’umanità, meglio affinata, se vogliamo, negli ultimi secoli con lo sviluppo del capitalismo su scala planetaria.
Non sto dicendo che esiste chissà quale complotto mondiale contro l’umanità. Il mio essere antivaccinista non è politico… Direi che è più criticamente rivolto al metodo scientifico. In particolare, come ho già detto, a questo vaccino. Tempi brevi, vaccinazioni di massa, effetti collaterali stranamente presenti nella prima fase della campagna vaccinale e ora quasi completamente scomparsi dalle cronache…
Sarà un complotto? O non sarà invece che, a poco a poco che il tempo passa, vengono a galla le imperfezioni, gli errori e così si riesce a filtrarle e fare in modo che proprio i vaccini siano sempre più efficaci? E’ metodo scientifico anche questo. Forse il migliore perché applicato su scala (quasi) mondiale. I veri problemi sono la mancanza di vaccini per l’Africa, per gran parte dell’America Latina e dell’Asia. Ci sono miliardi di persone che non hanno ricevuto una sola dose non per loro scelta, ma perché gli Stati poveri pagano i debiti a quelli ricchi e non hanno soldi per acquistare i vaccini.
Perché dovete pensare che soltanto perché uno non vuole fare un vaccino, automaticamente diviene insensibile ai problemi del resto dell’umanità?
Non è così. Ma chi sceglie di non vaccinarsi dovrebbe almeno evitare di parlare di “dittatura sanitaria” o fare paragoni con il Terzo Reich e i campi di sterminio…
Non ho mai fatto paragoni del genere, almeno per quanto mi riguarda. Ma il Green pass sta diventando comunque una norma coercitiva. Io non ricordo un caso simile nella storia italiana, nemmeno al tempo dello leggi speciali contro il terrorismo.
Forse perché una pandemia simile non la si viveva dai tempi della “Spagnola“, ad inizio del secolo scorso…
O forse perché questa è un’occasione ghiotta per vendere sempre più vaccini e lasciare indietro lo studio per cure che metterebbero fine davvero alla circolazione del virus.
Anche qui le parole vanno pesate. Cure o non cure, il virus circolerà per molto tempo. Forse per decenni e secoli. Così come tanti altri patogeni che nella storia umana sono arrivati dall’età della pietra fino ad oggi. Alcuni ogni tanto tornano a farsi sentire, altri invece sono letargici. Grazie alla medicina, grazie alla scienza.
Per questo il vaccino è praticamente inutile: ci si ammala anche se si è vaccinati. A quanto dicono le informazioni contraddittorie che abbiamo, i vaccinati con tre dosi sarebbero protetti anche dalla variante Omicron, mentre quelli con due dosi no. Io scelgo di rischiare? Non credo. Io scelgo di non vaccinarmi ma vorrei evitare di prendermi il Covid. Per questo uso le mascherine FFP2, sto attento al distanziamento personale e così via… Di più cosa posso fare?
Vaccinarti?
(Ride) Allora verrei meno alle mie convinzioni.
E quali sono, Luca, queste convinzioni immarcescibili, impenetrabili, indissolubili?
Se si tratta della mia salute, voglio decidere in ultima istanza io. Per questo sono favorevole anche all’eutanasia legale, perché mette insieme la volontà personale e una regolamentazione che tuteli l’individuo da abusi di terzi per interessi magari legati al suo patrimonio o per chissà quale altro comportamento non rispettoso della persona che sceglie di anticipare la propria fine. I dubbi sull’efficacia e sulla pericolosità dei vaccini li ho e me li tengo.
Ma non ti sembra un atteggiamento molto poco razionale e invece tanto dogmatico, quasi fideistico?
No. Mi sembra invece il massimo della libertà che posso avere in questa situazione.
Se lo Stato e la scienza ti sono nemici in questo momento, di chi ti puoi fidare? Solo di te stesso? Non è più utile, oltre che moralmente condivisibile, mantenere un atteggiamento prudente, anche dubbioso ma delegare un po’ di fiducia ad una scienza che, certamente, soggiace alle regole del mercato, come tutto e tutti, ma che comunque fa progressi in campo medico indubitabili. O dubiti anche di questo?
Non ne dubiterei se la campagna di vaccinazione fosse stata assolutamente libera, senza il Green pass.
Ma il Green pass è uno strumento che serve da un lato ad evitare che milioni e milioni di italiani languano nell’incertezza, anche e soprattutto a causa delle fantasie di complotto dei no-vax; dall’altro lato ad evitare quell’obbligo vaccinale che tanto ti fa orrore.
E’ una doppiezza inaccettabile. Lo Stato deve assumersi le sue responsabilità: se i vaccini possono avere controindicazioni anche letali, le istituzioni devono pagarne le conseguenze insieme alle case farmaceutiche.
Ma alla fine non sarà che molti di voi no-vax hanno semplicemente paura?
Certo che abbiamo paura. Ma abbiamo timore che sulla paura si costruisca un nuovo autoritarismo sulle masse e che si cambi il diritto, che si cambi la forma dello Stato, che ci sia una sorta di patto tra gli Stati per sostenere una economia omicida.
Ma il capitalismo ha bisogno dei vaccini per controllare i popoli? Non lo sta già facendo da secoli schiavizzando miliardi di esseri umani tramite il rapporto tra forza-lavoro e capitale? Non sarebbe meglio indirizzare la critica sugli effetti che la proprietà privata intellettuale ha su tutto questo? Non sarebbe quindi meglio lottare contro la brevettazione dei farmaci, per una medicina pubblica dall’inizio alla fine del suo compito: dal laboratorio fino all’ospedale?
Sarebbe meglio certamente. Ma adesso è innegabile che la lotta contro il Green pass è una lotta di libertà. Qui ed ora.
Grazie Luca per questa chiacchierata. Restiamo su posizioni diametralmente opposte, ma qualche punto di contatto c’è. E comunque dialogare, tralasciando pregiudiziali che non servono davvero a niente, è utile. Per tutti e due. Per tutti in generale. Buon 2022.
MARCO SFERINI
8 gennaio 2021
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