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È esattamente il prototipo di un classismo esasperato e disperato: davanti alle mille negligenze e contraddizioni che il sistema capitalistico pone oggi più di qualunque ieri, davanti alle tante nuove diseguaglianze discriminatorie per miliardi di salariati e altrettanti poveri e miserabili del nuovo millennio, si risponde con un argomento pateticamente ridicolo: l’ “invidia sociale” degli indigenti, politicamente trasversale da Hitler a Fidel Castro, da Stalin a Pol Pot.
Alla giustizia sociale si sostituisce un sentimento squalificante moralmente: chi rivendica i propri diritti sociali lo farebbe, alla fine, non per un principio di equità, di uguaglianza, ma soltanto per rivalersi di una posizione meramente di inferiorità, di subordinazione persino morale, quasi da “casta” indiana.
Il miglior repertorio anticomunista intriso di una retorica antistorica veramente insopportabile e disarmante si mescola ad un timido riferimento al papa, stigmatizzato come “monotematico progressista“.
Se si vuole magnificare la ricchezza, almeno si abbia il coraggio di scrivere e dire che può anche esistete ma sempre a scapito di altri se non è il prodotto di una condivisione sociale nell’intero ciclo economico…
(m.s.)
11 dicembre 2021
foto tratta da Pixabay