Ad accoglierli hanno trovato centinaia di persone, sul molo Pisacane del porto di Napoli. Un po’ di pioggia, bandiere curde e quelle rosse di Rifondazione comunista e una canzone, Bella ciao, intonata mentre scendevano la scaletta della barca, addosso una maglietta nera con il volto del leader del Pkk, Abdullah Ocalan. A mezzogiorno sono sbarcati in Italia i 40 partecipanti alla carovana per la libertà, intellettuali, politici, artisti curdi e di svariati paesi del mondo, partiti da Atene l’8 novembre.
Un’iniziativa che a Napoli è stata coordinata da Rete Kurdistan Meridione e che cade a 23 anni dall’arrivo di Ocalan in Italia. Partì dalla Grecia, come la carovana, in cerca di asilo politico in terra italiana. Pochi mesi dopo sarebbe stato catturato a Nairobi, con quella che è stata definita «un’operazione di pirateria internazionale», dai servizi segreti turchi, principio della lunga prigionia che ancora oggi lo costringe nell’isola-prigione di Imrali.
È a Ocalan che era rivolta l’iniziativa della carovana. A lui e alla quotidianità affrontata nei quattro angoli del Kurdistan dal progetto di confederalismo democratico sorto dalla sua teorizzazione, sotto attacco della Turchia ormai da anni. Sotto diverse forme: l’occupazione militare-jihadista del cantone curdo-siriano di Afrin e dell’est del Rojava, la campagna di attacchi con i droni contro il campo profughi di Makhmour e la regione di Shengal, in Iraq, e infine i bombardamenti continui contro le montagne di Qandil, rifugio della leadership politica del Pkk e della sua resistenza armata.
Di questo parla al manifesto Yuksek Koc, co-presidente del Congresso popolare dei curdi in Europa, a bordo con ex deputati e deputate dell’Hdp, oggi in esilio: «Il nostro obiettivo è attirare l’attenzione sui crimini che la Turchia compie in Kurdistan. Una guerra sporca che si serve di ogni mezzo e tecnologia con il sostegno di Usa e Russia. Lo Stato turco pensa di uscire dalla propria crisi, di ricostruire la propria grandezza, distruggendo la nostra esperienza, anche usando armi chimiche, proibite, contro i villaggi e i civili».
«Chiediamo di cancellare il Pkk dalla lista dei gruppi terroristici, per togliere alla Turchia ogni copertura politica. Chiediamo a tutte le città d’Italia e d’Europa di concedere a Ocalan la cittadinanza onoraria, come ha fatto Napoli».
In attesa di incontrare il neo-sindaco Manfredi, al molo c’erano due presidenti di municipalità, Alessandro Fucito e Nicola Nardella, che hanno ricordato il percorso che ha condotto a quella cittadinanza «su spinta dei movimenti politici e sociali» perché «la battaglia del popolo curdo è quella di noi italiani e napoletani, per la libertà».
Dal porto si è mosso il corteo, ha attraversato il centro di Napoli fino a piazza del Plebiscito. È davanti al palazzo della prefettura che il piccolo camion che guidava la marcia, con musiche e slogan, si è fermato mentre i tanti curdi e curde arrivati dal resto d’Italia danzavano al suono delle melodie tradizionali.
A camminare con loro anche Nicoletta Dosio, tra le leader del movimento No Tav della Val di Susa: «Con il popolo curdo abbiamo un legame particolare, alcuni dei nostri giovani sono stati nel Rojava a combattere per la difesa di una popolazione con cui sentiamo di avere tanto in comune – dice al manifesto – La difesa della bellezza e della natura, l’affermazione di una socialità dal basso, l’autogestione delle comunità e l’importanza del ruolo della donna. Anche quella No Tav è una lotta di donne: la violenza sulle donne e sulla natura hanno la stessa origine, la sopraffazione dell’essere umano su altri esseri umani».
«Per questo chiedo la liberazione di Ocalan e di tutti i detenuti – continua – Io ho provato il carcere, ho visto come nella prigione il sistema nasconde le proprie colpe. È un luogo da cui ci si salva solo collettivamente. Io non sono per migliorare la situazione nelle carceri ma per abolirle». Uno dei pilastri del confederalismo democratico in atto nella Siria del nord-est, che ha tra i suoi punti il totale stravolgimento del sistema penale.
Il carcere sperimentato anche da Ertugrul Kurkcu, presidente onorario del Partito democratico dei popoli (Hdp). Al Cinema Modernissimo, dove nel pomeriggio la carovana ha incontrato centinaia di persone, corre veloce tra le tappe della sua vita: «Ho 74 anni, sono turco e sono comunista. Provengo dai movimenti rivoluzionari turchi, dalla lotta armata e la prigione. Ad Ocalan la nostra esperienza ha dimostrato che era possibile ribellarsi. Lui ha messo in comune quell’esperienza con quella del popolo curdo. La lotta nazionalista curda è così uscita dalla dimensione tribale per divenire universale. Ha rivoluzionato sia i movimenti rivoluzionari turchi che la lotta del popolo curdo».
Per l’occasione è stato lanciato il sito freeapo.org, un’iniziativa del media center di Rete Kurdistan, con video, timeline e approfondimenti.
CHIARA CRUCIATI
foto: screenshot