Capire come votiamo (3) :: La politica in laboratorio

LA PROSPETTIVA COGNITIVA E SPERIMENTALE E’ arrivato il momento di passare dalle rilevazioni dei risultati e dalla coerenza delle opinioni dei cittadini allo studio delle strutture e delle dinamiche...

LA PROSPETTIVA COGNITIVA E SPERIMENTALE

E’ arrivato il momento di passare dalle rilevazioni dei risultati e dalla coerenza delle opinioni dei cittadini allo studio delle strutture e delle dinamiche cognitive che sottostanno ai giudizi politici.

Qualsiasi spiegazione del comportamento umano deve tenere conto di come gli individui percepiscono, elaborano e rappresentano effettivamente la realtà. In altre parole non ci si limita più a registrare che cosa una persona pensi di una questione o di un candidato politico, ma a capire attraverso quali processi mentali la persona arrivi a decidere in una determinata maniera.

Gli individui, e quindi gli attori politici, presentano un tipo di ragionamento caratterizzato dall’interazione fra due diversi sistemi: il primo è automatico, rapido, impulsivo, inconsapevole, spontaneo, incontrollato, associativo; il secondo riflessivo, controllato, meditato, deduttivo, lento, consapevole, basato su meccanismi seriali e regole di inferenza logica.

Dal momento che una completa ottimizzazione dei mezzi per raggiungere un determinato fine richiederebbe una capacità di calcolo che le persone normalmente non hanno, bisogna introdurre il concetto di razionalità limitata che costituisce un momento centrale nella critica alla razionalità assoluta quale cardine del comportamento umano e quindi anche degli attori politici ad esempio per l’incapacità di avanzare valutazioni in grado di massimizzare sempre gli esiti specialmente circa gli effetti futuri delle proprie decisioni.

In possesso solamente di una razionalità contenuta, gli esseri umani specialmente in condizioni di incertezza, fanno spesso ricorso a euristiche, cioè a scorciatoie mentali, su basi intuitive, che permettono loro di formulare giudizi e decisioni in condizioni cognitive non ottimali, potendo così elaborare una risposta rapida e poco dispendiosa. Non rappresentando proprietà logiche, le euristiche producono errori sistematici chiamati bias.

Le tre maggiori euristiche per la vita politica sono: rappresentatività, ancoraggio, disponibilità.

Secondo l’euristica della rappresentatività, nel valutare se A appartenga alla categoria B, le persone tendono a non applicare la logica cioè domandandosi quanto A sia rappresentativo di B ma quanto A sia lo stereotipo che hanno di B. Applicando queste regole, il candidato politico può essere scelto non per il suo piano programmatico e per le competenze ma semplicemente perché dal punto di vista istintivo presenta caratteristiche (ad esempio fisiche e legate ad atteggiamenti) riconducibili alle stereotipo di un buon politico: perché dunque, ‘’sembra’’ un buon politico.

Un secondo genere di euristica è quella dell’ancoraggio. Nel valutare un problema, succede che le persone gettino un’ancora, ovvero facciano stime cominciando da un dato iniziale che conoscono per poi ricalibrarlo nella direzione che ritengono più opportuna in modo da fornire la risposta finale alla soluzione del problema. Spesso invece l’aggiustamento è insufficiente o peggio ancora l’ancora può essere irrilevante. Ad esempio una persona che ascoltando la musica ad alto volume, ricevendo una lamentela, a volte non riuscirà ad aggiustare il volume in quanto parte da ancora (il volume) molto alta. Punti di partenza diversi danno stime diverse con un bias tendente verso i valori iniziali.

Secondo la terza euristica, quella della disponibilità, la probabilità di fatti e avvenimenti viene calcolata in base alla facilità con cui vengono alla mente esempi pertinenti. Sotto questo aspetto le persone tendono a sovrastimare la probabilità di fatti che invece spesso debbono la loro popolarità principalmente agli organi di informazione.

I risultati di queste ed altre ricerche hanno trovato una formulazione unitaria nella prospect theory che si propone di descrivere le scelte reali nate dal sé intuitivo ed impulsivo in alternativa al modello dell’utilità attesa della scelta razionale.

Il primo fenomeno descritto da questa teoria è quello dell’atteggiamento nei confronti del rischio. Mentre la teoria razionale contempla sempre l’avversione al rischio, la prospect theory predice cambiamenti di atteggiamenti in funzione del punto di riferimento del decisore. Si è studiato sperimentalmente le scelte compiute in situazioni di guadagno e in situazioni di perdita: nel primo caso l’atteggiamento comune è quello di essere contrari al rischio mentre nel secondo è quello di essere favorevoli.

Applicato alla politica significa che in periodi di prosperità economica vengono favoriti i candidati che ricoprono la carica da riassegnare in quanto più conosciuti e meno rischiosi ,mentre gli sfidanti sono favoriti in periodi di recessione economica in quanto in tempi difficili gli elettori tendono a favorire il candidato più rischioso in quanto meno conosciuto.

Un secondo effetto della prospect theory è l’effetto incorniciamento. Dato che una stessa scelta può essere presentata in modo differente si può avanzare l’ipotesi che una diversa presentazione di uno stesso problema possa indurre a modificare le preferenze del decisore. Si possono predire delle scelte diverse per due versioni dello stesso problema.

Se la cornice del problema cambia si modifica anche l’esito della scelta nonostante il problema rimanga lo stesso. Qua abbiamo una chiara violazione del principio dell’ invarianza procedurale fondamentale per la teoria della scelta razionale: strategie diverse ma logicamente equivalenti, che possono essere messe in atto per arrivare ad una decisione razionale, non dovrebbero influire sulla scelta cui si perviene.

A mo’ di esempio all’interno di un esperimento chiamato di Shafir: alla domanda per quale candidato votereste e poi per quale candidato non votereste, scegliere per chi votare e per chi non votare dovrebbe essere complementare e la somma delle percentuali dei soggetti che si scelgono o si rifiutano dovrebbe essere del 100 %.Ma ciò non si verifica; focalizzando la domanda sugli aspetti positivi (votare per) o sugli aspetti negativi (non votare per) la percentuale complessiva si aggira sul 113% che è la misura della derazionalizzazione che la psicologia cognitiva e sperimentale registra anche in ambito elettorale e politico.

Un’altra caratteristica della prospect theory sta nell’avversione alle perdite e nell’effetto dotazione. Questa proprietà indica il maggior impatto soggettivo di una perdita rispetto al corrispondente guadagno. Ad esempio la disutilità percepita dalla perdita di 100 euro tende ad essere più del doppio dell’utilità associata al guadagno della stessa somma di denaro. Questo effetto definito dotazione implica una certa tendenza conservatrice nelle scelte degli individui: se le persone attribuiscono a ciò che possiedono un valore particolarmente alto, allora le decisioni in favore del cambiamento diventano meno frequenti.

Dal punto di vista della informazione è stato rilevato che gli effetti persuasivi più rilevanti hanno luogo quando le persone vengono esposte a incorniciamenti negativi piuttosto che a incorniciamenti positivi. Diversi studi hanno dimostrato che un messaggio esercita maggiore influenza se viene incorniciato in termini di costi potenziali, minacce e possibili perdite piuttosto che in termini di benefici, opportunità o possibili guadagni. Infine altri studi hanno evidenziato una correlazione tra la valutazione data da un elettore ad un candidato e la somiglianza fisica tra i due.

Esperimenti condotti mediante la manipolazione informatica delle immagini hanno suggerito che la somiglianza di tratti somatici di candidati ipotetici orienta la preferenza degli elettori, non tanto presso quelli che si identificano in un partito quanto presso gli indipendenti e gli indecisi. In questo caso gli elettori tendono a giustificare le loro preferenze proiettando sui propri candidati la parti di sé che ritengono migliori.

Ciò significa che l’euristica della personalità e della leadership è diventata sempre più importante nel regolare l’elaborazione della informazione politica. E’ quindi possibile ritenere che l’efficacia del mezzo televisivo nell’attrarre e dirigere l’attenzione si fondi principalmente sulla sua capacità di semplificare tematiche complesse e quindi a favorire i meccanismi euristici. La televisione e in generale i mass media possono essere intesi quindi come fattori abilitanti per la personalizzazione della politica, ma si fondano su dinamiche di tipo cognitivo la cui presenza è antecedente e indipendente dai mezzi di comunicazione moderni.

In definitiva possiamo dire che il sistema irrazionale genera spontaneamente impressioni e sensazioni che costituiscono alcune delle fonti principali per le nostre convinzioni e scelte. Permane una distinzione tra un processo più rapido ed intuitivo e uno più accurato e sofisticato; i due sistemi non sono concepiti come alternativi bensì capaci di operare in connessione. I giudizi espliciti resi dalle persone sono avallati dal sistema razionale ma è fondamentale precisare che il controllo sul sistema irrazionale è abbastanza allentato e consente l’espressione di molti giudizi intuitivi, compresi alcuni erronei.

Come nel caso della psicologia della percezione, anche nel ragionamento e nelle valutazioni, quindi anche in ambito politico, avvengono degli errori che sono autonomi dal sistema razionale, la cui forza rimane intatta a prescindere da ciò che le persone conoscono razionalmente.

Il sistema irrazionale è autonomo ed è opportuno abbandonare ogni pretesa circa la superiorità del sistema razionale cioè la sua capacità di monitorare in maniera stringente quello irrazionale. Anche quando sono disponibili indizi di probabili errori, questi si possono prevenire solo con un controllo rafforzato ed una attività intensa del sistema razionale, ma è anche vero che se ci mettessimo costantemente in discussione il nostro pensiero la vita ci apparirebbe insopportabile.

Questo aspetto circa la pervasività e la sistematicità delle euristiche è interessante per quanto riguarda l’ambito politico in quanto in alcune ipotesi si paventa l’idea che l’autonomia del sistema irrazionale possa essere comunque superato dai cittadini attraverso la partecipazione ad una razionalità di tipo aggregato.

Queste ipotesi si basano su una generalizzazione del teorema di Condorcet secondo cui un ampio gruppo di individui giunge a decisioni migliori rispetto al singolo in quanto il processo di aggregazione delle preferenze tende ad annullare gli effetti degli errori di giudizio imputabili ai singoli soggetti, non presentando alcun tipo di sistematicità.

Purtroppo la psicologia, al contrario di Condorcet che considera gli errori individuali come rumore di fondo, ha ampiamente dimostrato come i processi cognitivi diano luogo a sistematiche distorsioni ed errori. E poiché la massa degli elettori si trova di fronte lo stesso compito cognitivo e dispone di informazioni della medesima natura, è facile supporre che faccia anche il medesimo tipo di errori.

Non esistono insomma zone franche, libere dalle dinamiche del sistema irrazionale il quale è in buona parte indipendente dalle conoscenze logiche e razionali della persona, per cui il notevole vantaggio che la velocità di computazione delle euristiche permette agli individui di risolvere intuitivamente un numero ampio di situazioni quotidiane è inficiato dal giungere a conclusioni spesso emotive, impulsive cioè sbagliate.

Gli studi cognitivi e sperimentali sul comportamento dell’attore politico non sono neutrali nei confronti della riflessione sulla democrazia. Il fenomeno della derazionalizzazione della politica offre nuovi argomenti per rispondere alla domanda filosofica su chi dovrebbe governare.

L’immagine di un cittadino disinformato e scarsamente capace di interpretare le questioni pubbliche specifiche e le dinamiche politiche, interroga la democrazia e i propri fondamenti oltre che le proprie giustificazioni.

LUCA PAROLDO BONI
già professore alla Saint Petersburg State University (L.G.U.)

30 settembre 2021

PRIMA PARTE: CAPIRE COME VOTIAMO – INTRODUZIONE – LE AVVENTURE DEL NOSTRO VOTO

SECONDA PARTE: CAPIRE COME VOTIAMO – RAZIONALITA’ ED EMOTIVITA’

QUARTA PARTE: CAPIRE COME VOTIAMO – UNA CERTA IRRAZIONALITA’ DELLA POLITICA

QUINTA PARTE: CAPIRE COME VOTIAMO – LA POLITICA E I NUOVI MASS MEDIA

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