Una nuova cultura e una nuova politica contro le violenze dei “no-vax”

Bisogna distinguere ma non bisogna sottovalutare nessun aspetto ideale e tanto meno concreto. Bisogna distinguere, dunque, tra non vaccinati che non sono in dubbio se vaccinarsi o no, non...

Bisogna distinguere ma non bisogna sottovalutare nessun aspetto ideale e tanto meno concreto. Bisogna distinguere, dunque, tra non vaccinati che non sono in dubbio se vaccinarsi o no, non vaccinati che proprio non ne vogliono sapere di vaccinarsi, no-vax propriamente detti (anche se nessuno sa bene chi rientri effettivamente in quella sigla di volta in volta…) e facinorosi, violenti e criminali pronti a scendere in piazza per destabilizzare le coscienze, per fomentare l’odio, per creare sempre più incertezza, tensione tra le persone e nei confronti tanto della scienza quanto delle istituzioni.

Bisogna distinguere perché, se non lo facessimo, diverremmo un po’ tutti preda di una isteria a parti contrapposte, uno schieramento di campo quasi preventivo, pretestuoso e persino preterintenzionale: oltre la ragione, il raziocinio che deve accompagnare le scelte politiche e sociali di ognuno di noi. Le passioni sono il nutrimento migliore di una politica disinteressata, di popolo, plurale e singolare al tempo stesso, ma se vengono trascinate sul piano inclinato dell’esacerbazione allora tramutano pericolosamente in veemenze dal sapore dogmatico, ostilità manifeste cui non sono più sufficienti soltanto le parole per farsi largo nelle menti dove alberga un sempre maggiore vuoto pneumatico.

Il governo è responsabile in parte di questo clima di odio che si sta alzando nel Paese, di questa escalation di atti violenti che seguono una illogicità evidente nell’individuare nei vaccini i nemici dell’umanità e nei vaccinati dei pericolosi agenti del complotto mondiale delle Big Pharma contro la libertà, per la dittatura sanitaria. Il governo è responsabile per il mancato obbligo vaccinale, per la disposizione di una certificazione verde che è stata cambiata nel suo originario intento di essere una mera carta di circolazione tra gli Stati dell’Unione Europea.

Il governo italiano ha creato i presupposti di una discriminazione latente che, avvicinandosi il primo settembre, sarà sempre più concretamente verificabile sul campo: oggettivamente il green pass non può non dirsi un’arma di induzione di massa alla vaccinazione. E’ stata ed è tutt’ora un’arma sbagliata. Da un lato ha assolto questa impropria funzione tutta bislaccamente italiana; dall’altro lato è stato il miglior pretesto che si potesse dare alla galassia no-vax e no-mask per diventare anche no-green pass, per fare un salto di (s)qualità nella saldatura dei manifestanti più diversi su parole d’ordine più aggressive, di contrasto netto e diretto con tutti coloro che portano una mascherina, che hanno fatto il vaccino, che sostengono la necessità delle vaccinazioni e che magari ne sono la rappresentazione mediatico-giornalistica.

Bisogna distinguere, ed infatti distinguiamo. Ma non possiamo non notare come sia sottilissimo il confine che separa oggi più di ieri i critici nei confronti dei vaccini ai no-vax duri e puri e, che, per una proprietà transitiva non eliminabile, in quanto dato di fatto, finisce per collegarli a quegli elementi criminogeni delle destre neofasciste che altro non attendono per soffiare sul fuoco del disagio sociale, della perturbabilità delle vite quotidiane non cercata, ma neppure evitata, da istituzioni avvertite già da troppo tempo (e non senza qualche ragione) come estranee alle sensibilità e ai bisogni sociali più impellenti.

Molti di questi no-vax scendono in piazza rivendicando la libertà di espressione, di scelta, di protesta. Si esprimono, scelgono di non vaccinarsi, protestano e poi affermano, candidamente che il Paese è praticamente prigioniero di un fascismo latente, mentre paragonano le vaccinazioni agli esperimenti dei medici nazisti sui deportati nei campi di concentramento e di sterminio e sé stessi alla stregua degli ebrei dietro al filo spinato e finiti nudi nelle camere a gas…

Così, problematiche cogenti e reali si mescolano a metafore, paragoni e similitudini storiche che organizzano un grande baraccone di inesattezze, di superficialità, di fake news che sono il miglior brodo di coltura da utilizzare nell’ingestibilità di un Internet molto poco alla luce del sole, molto “deep” (come direbbero i fantasisti di complottismi), che viene usato per far interagire i più diversi tra loro, per far scattare quella molla di coesione che è l’emblema inglorioso di una trasversalità impensabile fino a poco tempo fa. Così in piazza, per le vie delle città, e magari domani a cercare di bloccare i treni nelle stazioni, si troveranno fianco a fianco anarchici e neofascisti, negazionisti del Covid e semplici critici del vaccino, e così via…

L’obbligo vaccinale probabilmente ci avrebbe risparmiato l’escalation delle violenze, avrebbe impedito alle destre estreme e ai complottisti di avere una ulteriore arma in mano da agitare per creare ciò che da sempre più piace ai neofascisti come sostanza politica antidemocratica: la rabbia popolare deviata dalle vere ragioni di classe, spegnendo le coscienze collettive e individualizzando i conflitti, facendo di ogni lotta una lotta egoistica, corporativa e non solidale e costruttiva.

Ma l’obbligo vaccinale non ci avrebbe messo al sicuro dall’incapacità del governo di recuperare una situazione di degenerazione anticulturale e anticivile di un popolo lasciato alla mercé delle paure, delle nevrosi peggiori e delle fobie antisociali cresciute con e nella pandemia a seguito della esponenziale avanzata della povertà e dell’indigenza. Il governo Draghi non ha voluto affrontare questo secondo anno dell’era Covid con riforme volte a proteggere le fasce più deboli della popolazione. Ha operato seguendo la propria coerenza classista, obbedendo ai dettami della propria ideologia liberista, mostrando una linearità indiscutibile tra il dire e il fare, tra il passato alla Banca Centrale Europea e il presente in accordo con le direttive del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale.

Adesso si pensa di contenere gli eccessi delle proteste con una gestione moderata dell’ordine pubblico, riconoscendo la costituzionale legittimità delle manifestazioni e fermando sul nascere gli eccessi, le violenze e gli atti intimidatori. Ammirevole, certo, ma tardiva anche come presa di posizione politica nell’intervento dello Stato contro quei criminali che, megafono alla mano, fomentano ad una eversione nera che si traveste da paladina della libertà.

Questo Paese non farà mai i conti con il neofascismo e i suoi moderni interpreti sovranisti, se non cambierà anzitutto nel rapporto tra politica e cultura, tra politica e società e quindi tra questa e la cultura stessa che deve tornare ad essere protagonista della vita di ognuno di noi. Nelle forme e nei modi più disparati: dalla scuola elementare fino agli atenei, dai grandi aggregatori culturali di massa (eventi nazionali, ufficiali) a tutte quelle occasioni di interazione che le comunità offrono e che devono avere sempre in nuce un suggerimento che coltivi i dubbi, la critica e che spinga a rifiutare la risposta più semplice e scontata.

Il clima di violenza di queste ore contro persone singole, contro gli scienziati, contro i partiti politici, contro le istituzioni, è l’antitesi della libertà di espressione e di manifestazione. Chi pensa di essere, così facendo, strumento di sé stesso, delle proprie opinioni e di divulgarle meglio è caduto nella trappola dei sovranisti, dei neofascisti e di tutti coloro che vogliono egemonizzare la rabbia popolare per canalizzarla in una moderna strategia della tensione approfittando del biennio pandemico, dell’esasperazione accumulata e dell’insoddisfazione comprensibile ma non più giustificabile se approda ad atti di squadrismo e vero e proprio teppismo.

Bisogna distinguere. Ed abbiamo distinto. Ma nessuna violenza porta con sé alcuna ragione. Solo disprezzo per gli altri, solo contrarietà aprioristica, furia cieca e discriminazione evidentissima. Noi abbiamo distinto tra critici dei vaccini, no-vax e violenti tra i no-vax. Adesso tutti coloro che si riconoscono in una di queste “categorie”, facciano un gesto di coraggio civico e civile; facciano un vero e proprio atto politico nel condannare i volenti, nel mettere al bando qualunque aggressione verso chi non la pensa allo stesso modo e accettino la dialettica, il confronto.

Inneggiare alla libertà e farsene (a parole) paladini per poi condividere spazi comuni e camminare insieme a chi nega il valore della ricerca medica e scientifica, a chi fa paragoni tra la società di oggi e l’inferno nazista, a chi si appunta la stella di Davide al petto per dirsi perseguitato al pari degli ebrei e di tutti coloro che passarono per i camini dei campi di sterminio, diviene pericoloso, pur smarcandosi dagli eccessi, pur operando tutte le distinzioni del caso.

Va detto con nettezza: nessuna violenza è tollerabile, nessun paragone improprio è accettabile, nessun relativismo storico e negazionismo odierno è ammissibile.

MARCO SFERINI

31 agosto 2021

foto: screenshot tv

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