Stresa: tra pubblico e privato, il groviglio delle responsabilità

La procura indaga per disastro, omicidio e lesioni plurime colpose. Ma anche per attentato alla sicurezza dei trasporti. La funivia è rimasta chiusa per revisione dal 2014 al ’16 . Alla gara per il revamping un solo partecipante
La cabina precipitata dalla funivia Stresa - Mottarone

Nella ricca Stresa, perla del Lago Maggiore, dietro a un paesaggio incantato, che salendo in alto si specchia nell’acqua, non tutto era come sembrava. Nei giorni dopo la tragedia della funivia del Mottarone, che ha causato 14 vittime, sono, infatti, molte le anomalie e i dubbi che spuntano attorno alla domanda: quanto era evitabile l’incidente? L’ammodernamento era stato congruo, la manutenzione ordinaria continua e la vigilanza attenta?

Sappiamo che non ha funzionato il sistema frenante, lo ha detto prima il responsabile provinciale del Soccorso alpino, Matteo Gasparini, e poi confermato la procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, che coordina le indagini: «Il cavo era tranciato a terra e il sistema di freni di sicurezza pacificamente non ha funzionato, perché la cabina si sarebbe bloccata. Perché questo sia accaduto è oggetto dell’accertamento che sarà svolto». E tra i reati ipotizzati dagli inquirenti c’è anche il «disastro colposo», che si aggiunge all’omicidio plurimo colposo e alle lesioni colpose per il bimbo ferito in ospedale. «Procederemo per un reato piuttosto raro, che è quello di reato, naturalmente colposo, di attentato alla sicurezza dei trasporti, con conseguenza di disastro colposo», ha spiegato. Non ci sono ancora indagati, ma le indagini – ha aggiunto la procuratrice – coinvolgono più aziende.

Inaugurata nel 1970, per sostituire il trenino a cremagliera che portava ai quasi 1.500 metri del Mottarone – la panoramica montagna situata a metà tra il Lago Maggiore e il Lago d’Orta – la funivia è gestita dalle Ferrovie del Mottarone srl di proprietà di Luigi Nerini, imprenditore locale, che ha in concessione l’impianto fino al 2028 dal Comune di Stresa.

La funivia è rimasta chiusa per una revisione generale dal 2014 al 2016 quando, il 13 agosto, è stata riaperta. Unico partecipante alla gara per il revamping, ovvero l’ammodernamento dell’impianto, nonostante ai sopralluoghi avessero preso parte anche altre aziende, è stato Nerini. L’intervento è stato cofinanziato dalla Regione Piemonte e dal concessionario, appunto Ferrovie del Mottarone srl, per una cifra pari a 4 milioni e 400 mila euro. Non così congruo per alcuni esperti che ritengono la gara al ribasso per un rifacimento che sarebbe dovuto essere, invece, radicale, dalle pulegge ai quadri elettrici alle stesse cabine, che erano state, invece, smontate, ricondizionate e rimontate.

L’azienda altoatesina Leitner, responsabile della manutenzione dell’impianto ha precisato che «i controlli giornalieri e settimanali previsti dal regolamento d’esercizio e dal manuale di uso e manutenzione sono in carico al gestore». Ha, poi, elencato i propri interventi specifici, tra cui, il 5 novembre 2020, il controllo periodico magnetoinduttivo delle funi traenti e di tutte le funi dell’impianto che ebbe esito positivo. Per quanto riguarda, invece, la proprietà dell’impianto, la sindaca di Stresa Marcella Severino, eletta nel settembre 2020, ieri ha voluto precisare che «l’accordo siglato anni fa era che la Regione Piemonte finanziasse l’intervento e poi sarebbe stato fatto il passaggio di proprietà al Comune di Stresa, ma al momento non è stato perfezionato quindi è della Regione».

Una concatenazione tra pubblico e privato che non sarà facile da sbrogliare. E uno degli elementi sotto la lente dei magistrati sarà la questione vigilanza. Chi doveva vigilare l’ha fatto adeguatamente? Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio nazionale Infrastrutture e Trasporti, punta il dito contro la decisione, dopo la tragedia del ponte Morandi, di unificare la vigilanza del settore stradale a quello ferroviario con l’organo Ansfisa, attivo dal gennaio 2019, lasciando temporaneamente in un limbo le funivie. «Dopo i crolli dei ponti stradali di Genova, Aulla e La Spezia e i deragliamenti di un treno locale a Pioltello e del treno Alta Velocità a Tavazzano appare evidente che sono insufficienti le manutenzioni delle reti e inadeguati i sistemi di vigilanza, ma il Ministero delle Infrastrutture continua a proporre nuove grandi opere senza curare la manutenzione di quelle esistenti e vigilare sulla loro sicurezza».

E a proposito degli impianti a fune c’è un decreto del 25 gennaio 2021 (Gazzetta ufficiale dell’11 marzo) firmato dalla ex ministra Paola De Micheli che solleva qualche perplessità: la proroga delle scadenze delle revisioni generali e speciali quinquennali, nonché di quelle relative agli scorrimenti e alle sostituzioni delle funi e al rifacimento dei loro attacchi di estremità degli impianti a fune. Al di là di ciò che è accaduto, ci si chiede quanto fosse necessario.

MAURO RAVARINO

da il manifesto.it

foto: screenshot

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