Le bozze si susseguono e hanno sempre un punto confermato: subappalto senza soglia. Stiamo parlando del decreto Semplificazioni, un provvedimento che dovrebbe andare in consiglio dei ministri la prossima settimana. Ma che nel governo ha un’urgenza quanto meno sospetta. Si tratterebbe del primo provvedimento legato al Pnrr e della prima riforma chiesta dalla commissione Europea come condizione per erogare i 200 miliardi del Recovery fund.
In realtà la reazione furiosa dei sindacati – che con gli edili minacciavano già lo sciopero generale giovedì – è dovuta anche alla contestazione di questa imposizione europea e dei tempi della riforma stessa.
Nell’ultima bozza – ancora provvisoria – del decreto Semplificazioni l’unica cosa a cambiare è il numero dell’articolo dedicato al tema subappalti: prima era il 24, ora è il 33: «Modifiche all’articolo 105 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 in materia di subappalto», preferendo usare il numero della legge e non nominare il Codice degli appalti.
Ma il contenuto non cambia. L’attuale limite del 40% – introdotto come deroga al Codice degli appalti e in vigore per tutto il 2021 – scompare per lasciare spazio ad una dicitura più generica sulla cessione totale dei lavori: «il contratto non può essere ceduto», recita la norma ricalcando fin qui il vecchio codice e «non può essere affidata a terzi – questa la novità – l’integrale esecuzione delle prestazioni o lavorazioni oggetto del contratto di appalto». La soglia è abrogata anche per gli appalti specialistici «di notevole contenuto tecnologico».
Le 45 pagine del decreto Semplificazioni sono state richieste a pezzi ai vari ministri ma l’assemblaggio è stato fatto con cura a palazzo Chigi dove il tema della liberalizzazione del subappalto è considerato indispensabile.
Contrari a liberalizzazioni sono sicuramente il ministro Enrico Giovannini – che ieri ha incontrato Cgil, Cisl e Uil sul Pnrr promettendo «confronto continuo» – così come tutti i ministri del Pd e di Leu, ma nella battaglia politica per ora stanno soccombendo contro la destra e palazzo Chigi.
Ieri dopo i sindacati degli edili è toccato alle categorie del commercio e del terziario parlare apertamente di sciopero in caso di presenza della norma nel decreto. «Con la liberalizzazione del subappalto e la reintroduzione del massimo ribasso il governo si accinge a dare un duro colpo alle tutele di lavoratrici e lavoratori dei servizi in appalto – scrivono Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uilt – . Si compie una scelta astraendosi dalla realtà, visto che già così di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che, negli appalti di servizi, vivono spesso inseguendo imprese che non pagano stipendi e svaniscono nel nulla ad ogni cambio appalto è già di per se fonte di maggiore precarietà – stigmatizzano – .Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Uilt si dichiarano «disponibili e pronti al confronto» ed al contempo «se la scelta che il governo intende fare è quella di decidere con Decreto, scaricando gli effetti negativi sulle lavoratrici e i lavoratori, la risposta sarà il contrasto e la mobilitazione fino allo sciopero generale», concludono.
Le confederazioni – Cgil, Cisl e Uil – hanno già comunicato ai ministri che se la liberalizzazione del subappalto e alla logica delle gare al massimo ribasso saranno nel decreto Semplificazioni «con queste due cose si arriva anche alla mobilitazione generale», avverte Landini, ricordando che già le due categorie più interessate dal provvedimento, l’edilizia e il commercio, «hanno dichiarato di essere pronte allo sciopero generale». Per i sindacati si tratterebbe di tornare «alla giungla». Logiche che «sono contro la salute e la sicurezza delle persone e contro la qualità delle opere. Non si semplifica proprio nulla, si torna solo indietro», dice Landini.
«Oltre al merito – gli fa eco – il segretario generale della Fillea Cgil Alessandro Genovesi – c’è un problema di metodo: nel Pnrr il governo ha scritto entro maggio il decreto Semplificazioni avrebbero riguardato conferenze dei servizi e Valutazione di impatto ambientale, mentre sugli appalti l’intervento veniva previsto entro l’anno con una legge delega: è quindi uno schiaffo al parlamento. Così come è odioso che la liberalizzazione del sub appalto, che aumenterà il lavoro insicuro, arrivi nei giorni in cui si parla di lotta ai morti sul lavoro», conclude Genovesi.
MASSIMO FRANCHI
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