Il quindicesimo mese di emergenza per la pandemia non è troppo tardi perché il parlamento recuperi il terreno che il governo e il commissario straordinario gli hanno sottratto nella gestione della lotta al Covid. Dpcm, ordinanze del ministro della salute e provvedimenti del generale Figliuolo potrebbero in futuro essere obbligati a passare preventivamente per una commissione parlamentare per l’emergenza epidemiologica. Questo se dovesse essere confermato l’orientamento della maggioranza in commissione affari costituzionali al senato.
Se ne discute da mesi, prima con un «affare assegnato» alla prima commissione dalla presidente del senato Casellati. Adesso con una proposta di legge per l’istituzione di una commissione bicamerale composta da dieci senatori e dieci deputati. Gli emendamenti messi a punto negli ultimi giorni da un gruppo di lavoro istituito dal presidente della commissione Dario Parrini sono pochi, ma cambiano in profondità il testo originario del senatore di Forza Italia Nazario Pagano.
La presidenza della bicamerale non sarà più assegnata all’opposizione (effetto dei nuovi equilibri) ma la presidente o il presidente dovrà comunque essere eletto con un quorum alto (14 voti su 20). Il nuovo testo prevede che il governo (o il ministro o il commissario) trasmettano alla commissione tutti gli schemi di Dpcm o ordinanze, gli atti che più ancora dei decreti legge hanno deciso di chiusure, aperture, spostamenti, priorità nei vaccini.
La commissione avrà poi due giorni di tempo per esprimere il suo parere, avendo accesso a tutti gli atti preparatori, verbali del Comitato tecnico scientifico compresi. Non solo. Presidente del Consiglio, ministro e commissario dovranno successivamente riferire alla commissione su come intendono adeguarsi agli orientamenti del parlamento. In caso di provvedimenti urgenti l’audizione può avvenire anche contestualmente all’espressione del parere.
La commissione bicamerale potrà compiere indagini conoscitive e convocare in audizione i membri del governo o altri amministratori. Potrebbe occuparsi anche delle ordinanze regionali e comunali anti Covid-19, attraverso un «comitato di raccordo» nominato dagli enti locali.
Questa almeno è l’impostazione degli emendamenti di maggioranza; la commissione affari costituzionali potrebbe concludere le votazioni questa settimana. Dopo di che il testo passerà all’aula e poi alla camera. Chi ha lavorato all’intesa ritiene che la Commissione possa marciare spedita, si tratta della prima iniziativa parlamentare di peso sulla quale si registra un consenso convinto della maggioranza. Anche perché il problema della scarsa presa delle camere sui provvedimenti di emergenza è denunciato da tempo un po’ da tutti i partiti. La ministra della giustizia (ex presidente della Corte costituzionale) Marta Cartabia ha ricordato ieri che «la nostra Costituzione non si sospende nel momento dell’emergenza».
Ma gli stress da Covid-19 sulla gerarchia delle fonti non sono finiti. La commissione affari costituzionali della camera sta mettendo a fuoco la norma contenuta nell’ultimo decreto legge che consente al governo di cambiare le regole sulle aperture con una semplice deliberazione.
ANDREA FABOZZI
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