Sinistre, l’unità necessaria contro il governo Draghi

Il governo Draghi è parte di un progetto delle borghesie europee, di cui quella italiana è un soggetto a pieno titolo, di rispondere alla crisi economica e pandemica con...

Il governo Draghi è parte di un progetto delle borghesie europee, di cui quella italiana è un soggetto a pieno titolo, di rispondere alla crisi economica e pandemica con un rilancio complessivo del capitalismo europeo, attraverso profonde ristrutturazioni economiche che garantiscano una più forte produttività e la ripresa dei profitti senza dimenticarsi delle rendite finanziarie; obiettivi che possono essere perseguiti solo con una rimodulazione delle controriforme liberiste, il maggior sfruttamento delle classi lavoratrici e il venir meno di qualsiasi progetto alternativo di sinistra.

L’azione del governo si colloca dunque sul medio periodo utilizzando le risorse stanziate per il Recovery Plan che Draghi sta riscrivendo insieme agli uomini provenienti dagli apparati dello stato e dal milieu economico, tutti di provata fede liberista, tra cui spiccano non solo il ministro dell’economia, ma “mani di forbici” Cottarelli e mister “salasso” Giavazzi, per non parlare di Brunetta alla pubblica amministrazione, o l’uso disinvolto di un generale nella campagna della vaccinazione.

La definizione del secondo livello dell’esecutivo con la nomina dei 39 sottosegretari ha evidenziato ancor più la natura del governo e il peso delle destre e di Salvini in punti nevralgici, come gli interni e l’economia, ma anche la stessa sanità. Questi sottosegretari e sottosegretarie, lontano dai riflettori mediatici, faranno molti danni sociali nella loro azione quotidiana.

Infine non può passare in secondo piano il fatto che il governo si presenti non solo come europeista (nell’accezione liberal imperialista, non certo in quella della solidarietà dei lavoratori), ma anche come atlantico, cioè alleato degli USA che, in versione Biden, restano, come prima, la principale potenza imperialista, ben determinata a far valere la sua forza politica e militare.

Le industrie delle armi, che non hanno mai cessato di lavorare a pieno ritmo anche ai tempi della pandemia, possono stare tranquille e continuare a vendere i loro prodotti di morte ai peggiori regimi del pianeta, ben sponsorizzati dai personaggi come Renzi.

Scelte dirimenti

Se il progetto del governo è soprattutto economico/produttivo, resta però confrontato con la tragedia persistente della pandemia, con una situazione sanitaria che le misure parziali e contradditorie finora adottate non sono riuscite, né potevano, porla sotto controllo, con l’infernale logica di considerare normale la morte di migliaia e migliaia di persone per garantire le attività produttive e con il caos prodotto dalla proprietà privata dei vaccini, che  lascia la salute del mondo nelle mani delle case farmaceutiche e della loro sete di profitti.

“E’ il capitalismo bellezza” è il caso di dire, tanto che il governo italiano e l’Unione europea non vogliono sostenere la richiesta di una moratoria sui diritti dei brevetti, richiesta da Sud Africa e l’India per garantire a tutti i paesi  la produzione dei vaccini necessari.

Ben consapevole della gravità della situazione pandemica, Draghi deve persistere in una politica di chiusure e restrizioni rafforzate, se pure parziali, lasciando a Salvini la possibilità di giocare su due tavoli, quello del governo coi ministri nei gangli delle attività produttive e quello esterno di “lotta” e di propaganda dei peggiori luoghi comuni , lisciando il pelo a settori sociali sempre più involuti ideologicamente, in concorrenza con Fratelli d’Italia.

Anche se il governo Draghi non è il Monti delle immediate “lacrime e sangue” si avvicinano per l’esecutivo scelte cruciali sui settori industriali in crisi, sul blocco dei licenziamenti e della riforma degli ammortizzatori sociali, sulle aziende considerare performanti e quindi da finanziarie e quelle che si lasceranno cadere con conseguenze devastanti per i lavoratori.

Sono snodi sociali e politici dirimenti anche per le direzioni burocratiche delle Confederazioni sindacali che hanno scelto il sostegno aperto a questo governo, nella speranza di strappare qualche briciola e di difendere il loro ruolo di apparato rinunciando a un progetto alternativo e alle necessarie mobilitazioni per sostenerlo.

Unità vo cercando ch’è sì cara…

I veleni del governo Draghi si manifesteranno progressivamente e richiedono da parte delle forze della sinistra un percorso di demistificazione, di resistenza e di mobilitazione durevole.

E’ fatto positivo che tutte le forze della sinistra radicale e anticapitalista, ma anche quelle del sindacalismo di classe e sociali abbiano assunto piena consapevolezza che il governo Draghi costituisce un cambio di passo nei progetti della borghesia, una minaccia ancora più grande; da qui la necessità di ricercare un’azione politica e sociale in grado di inserire delle zeppe nel suo percorso. E’ emersa la consapevolezza che queste forze, se pure dispongono ancora di una presenza sociale e militante significativa nel paese, non abbiano però peso politico, non siano in grado di presentarsi come progetto alternativo col rischio che le alternative presenti nella società agli occhi delle classi lavoratrici e popolari siano solo tra le forze liberal borghesi e i partiti reazionari,  nazionalisti  fascisteggianti: “Tertium non datur“.

L’unità d’azione nelle lotte e nel sociale è del tutto possibile se si guarda alle rivendicazioni: c’è grande convergenza sul rilancio della sanità pubblica e il diritto alla salute, su forti investimenti e assunzioni su scuola e servizi pubblici, sui diritti delle donne, sul blocco dei licenziamenti, sulla riduzione dell’orario a parità di salario, su una reale difesa dell’ambiente, sulla difesa dei diritti civili e sindacali, contro i decreti sicurezza per la solidarietà tra lavoratori italiani e migranti,  per il diritto alla casa, per un drastico taglio alle spese militari e alle grandi opere inutili e dannose, per un sistema fiscale progressivo e una forte patrimoniale sulle grandi ricchezze, ecc. Tutti sosteniamo la campagna europea sui vaccini che il giorno 11  marzo vedrà una giornata di mobilitazione europea.

I contenuti di un programma di alternativa sono presenti,  però ciascuna forza li gestisce coi suoi tempi e le proprio logiche. Il risultato è una inefficacia sociale e una irrilevanza politica. E’ importante che tutte queste forze si stiano interrogando al proprio interno e tra di loro sul tema dell’unità. L’azione più semplice ed emblematica, sarebbe una manifestazione nazionale a Roma contro il governo per la difesa degli obiettivi prima richiamati, ma risulta impraticabile data la situazione pandemica, né potrebbe bastare un episodio isolato. C’è necessità di un atto, di un messaggio politico comune, che deve manifestarsi in una forma politicamente visibile. Non basta la sola unità su singoli punti, se pure utilissima. Inoltre è necessario che ogni forza, ma anche ogni parziale raggruppamento che si è formato, rinunci ad una idea di autosufficienza o di primogenitura e sia disponibile a un percorso comune. E neppure basta la somma di una lista lunga e “curiosa” di sigle per determinare un big bang.

Se il progetto politico comune è impossibile e utopico nell’immediato, date le divergenti politiche strategiche presenti, allora bisogna ragionare su soluzioni intermedie e in progress.

Noi abbiamo fatto riferimento al modello dei social forum di 20 anni fa nella lotta contro la mondializzazione capitalista: un quadro largo di forze, ma dentro la comune lotta al neoliberalismo, con articolazione di iniziative e di contenuti politici, ma con percorsi unitari condivisi e discussi, che  rilanciavano un messaggio di alternativa.  Qualcuno ci dice che quel modulo è troppo lontano e indefinito. Non siamo legati a una formulazione; troviamone insieme un’altra e concreta che garantisca lo stesso perimetro di azione e discussione: un’alleanza dichiarata e persistente, un patto di azione con valenza politica unificante, un comitato politico e sociale per una alternativa a Draghi, ecc., che ci permetta di agire socialmente nelle lotte e di apparire a settori sociali più ampi progetto se pure in costruzione di alternativa politica alle “due destre”, di far vedere che la sinistra di classe non è un retaggio del passato, ma una possibilità necessaria da esperire nella crisi presente. Sinistra Anticapitalista è presente e disponibile.

FRANCO TURIGLIATTO

da anticapitalista.org

foto tratta dalla pagina Facebook di Sinistra Anticapitalista

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Sinistra Anticapitalista

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