Il dialogo sociale riprende e si punta a farlo continuare, crisi di governo permettendo. Nel primo incontro dopo mesi con Cgil, Cisl e Uil Giuseppe Conte motiva il ritardo nel confronto proprio con la crisi politica. L’esecutivo però prende impegni per il futuro assecondando le richieste dei sindacati. Ieri mattina in video confederenza da palazzo Chigi si è parlato di Recovery Fund ma si sono presi impegni precisi anche per il quinto decreto Ristori: Cgil, Cisl e Uil saranno ascoltati prima di vararlo e puntano in primis a prolungare il blocco dei licenziamenti fino all’estate.
Sul Recovery Fund invece l’impegno è quello di far partire già da settimana prossima tavoli specifici di confronto sulle varie “missioni” previste coordinati dal ministero dell’Economia. Il tutto sotto lo slogan di Conte: «Solo insieme si vince la sfida» del Recovery per «il salto di qualità sull’occupazione». «Dobbiamo liberare il potenziale della crescita economica e rafforzare la coesione sociale – ha detto il premier ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri – ringraziandoli «per il contributo dato in questi mesi difficili. Inizia il confronto con le parti sociali – ha proseguito – un confronto che vogliamo intenso e costruttivo».
Positivi i commentidei sindacati. «Abbiamo chiesto e ottenuto di entrare nel merito del Recovery plan. Di avviare nei prossimi giorni un confronto serrato sui contenuti del piano e delle diverse missioni, al fine di condividere i progetti da presentare a Bruxelles per dare lavoro stabile e di qualità ai giovani, alle donne e nel mezzogiorno», dichiara il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che sul decreto Ristori ribadisce: «In questa fase nessuno deve essere lasciato da solo ed è necessario prorogare il blocco dei licenziamenti».
Tornando al Recovery le priorità della Cgil sono chiare: «Nella pubblica amministrazione serve una vera riforma, utilizzando meglio le risorse che già ci sono e facendo assunzioni di giovani e nuove competenze. È necessaria – conclude Landini – una riforma complessiva degli ammortizzatori sociali. Servono investimenti, pubblici e privati, per creare nuova occupazione e sconfiggere la precarietà. È il momento di cambiare il modello di sviluppo nel rispetto dell’ambiente e con la costruzione di un modello sociale fondato sulla sanità pubblica e sul diritto alla conoscenza».
«Proponiamo – dice la leader Cisl Annamaria Furlan – che ci sia un tavolo di confronto permanente per il monitoraggio, la verifica, le accelerazioni degli interventi. Bisogna rendere stabile e sicuro il lavoro, nel rispetto delle procedure di legalità. Riteniamo che nella governance del piano debbano essere presenti le parti sociali per valutarne l’attuazione e garantire il rispetto dei tempi. Il Recovery Plan – conclude – è un’occasione di sviluppo straordinaria ma anche una responsabilità straordinaria per tutti». «Chiediamo – sottolinea il numero uno della Uil Pierpaolo Bombardieri – di coinvolgere le parti sociali nella predisposizione e implementazione del Piano, attraverso tavoli su ogni missione. Ci preoccupano aspetti ancora non definiti della governance e soprattutto il possibile ritorno del patto di stabilità, che chiediamo venga definitivamente superato e accompagnato da una nuova politica economica».
Cgil, Cisl e Uil leggendo le 172 pagine della versione finale del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) hanno contato almeno una quarantina fra riforme e semplificazioni. Un numero che equivale a ridisegnare il paese con impatti fortissimi specie nella pubblica amministrazione. «È chiaro che, come in parte ha riconosciuto il governo, sarebbe stato meglio fare questo confronto molto prima. Ora però chiediamo di tenerlo aperto e continuo per poter definire e valutare misura per misura le tante “missioni” previste nel piano», chiosa Gianna Fracassi, vicesegretaria della Cgil.
Nel pomeriggio è stato il turno di altre categorie di imprese mentre lunedì toccherà a Confindustria. «È indispensabile impiegare le risorse con una strategia dallo sguardo lungo e con efficienza. I progetti riusciranno solo se realizzati in partnership pubblico/privato», sostiene il presidente dell’Alleanza delle cooperative e di Legacoop Mauro Lusetti.
MASSIMO FRANCHI
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