Nessuno se ne abbia a male. Questo editoriale è per tutti, ma contiene materiale sensibile per i credenti e ancora di più per coloro che pensano che tra un vaccino e un rosario, la cura per il Covid-19 passi attraverso il secondo piuttosto che per il primo. Se non ve la sentite di proseguire nella lettura, avete il nostro perdono. Ma non la benedizione. Quella proprio non ve la possiamo dare.
Prendiamola un poco da lontano. Meglio partire dicendo chiaramente che credere in un dio narrato dagli esseri umani è fiabeggiare, mentre abbracciare la sete di sapere cui ci spinge il mistero dell’esistenza, dentro la vasta imperscrutabilità dell’universo, è calarsi nel profondo del desiderio di conoscere. Nemmeno il più nobile istinto gnostico può, cristianamente parlando, recuperare terreno in quanto a disarticolazione delle particolarità della vita; come invece sono in grado di fare le discipline scientifiche e le analisi che ne derivano su terreni antropologici e studi sempre più accurati sul piano sociologico e comportamentale.
Certo, l'”ipotesi dio” spiega facilmente tutto: c’è un creatore e tutto fa riferimento a lui medesimo. Che sia un motore immobile aristotelico, un dio dell’Olimpo o una rivelazione profetica poco conta.
Va rispettato pienamente chi crede con sincerità, privandosi di qualunque dogma, che tutto ciò che siamo e che ci circonda sia frutto di una mente organizzatrice o di un principio che tutto muove, disciplina, regola e sovraintende. Così pure, va rispettato chi si lascia infiorettare da tremila racconti, tutti differenti, sulla volontà di dio, sul suo venire al mondo, incarnarsi o guardare esseri umani, animali, piante e mari dall’alto dei cieli: compiacersi sornionamente di ogni cosa creata, oppure adirarsi collericamente e gettare sulla Terra sciagure delle più terribili.
La teologia dogmatica dà solo risposte e non si fa domande: interpreta ma non discute. Qui siamo fuori dall’ambito anche benevolo di un evoluzionismo teistico che ricerca un connubio tra fede e scienza, tra immateriale e materiale, tra astratto e concreto, intendendo non negare i progressi acquisiti mediante le sperimentazioni che generano oggettività e inconfutabilità ma, al contempo, mantenere una porzione di spiegazione degli eventi del mondo mediante il riferimento al creazionismo divino.
La fede può essere stimolo alla conoscenza se non viene degradata al rango di mera ed esclusiva superstizione, che si concretizza pienamente ogni volta che si fanatizzano i concetti e si assolutizza ogni pensiero. Il dogmatismo è sempre pericoloso, anche quando riguarda la stessa scienza, che non può spiegare tutto, ma che avanza per gradi, che spiega sempre qualcosa in più: ammettendo i propri errori e facendone tesoro.
La religione, invece, è un culto che prescinde dal conoscitivo. Il più delle volte ci indica un’etica che si pretenderebbe superiore ad altre e stili di comportamento esclusivi nella nostra vita, tanto da modificarla non secondo la ragione dell’utilità singola e comune ma a seconda di precetti indiscutibili, anche quando possono entrare in contrasto con il bene personale o collettivo. Esempio può esserne il rifiuto delle trasfusioni da parte dei Testimoni di Geova, seguendo una particolare interpretazione biblica.
Una stranezza, a dire il vero, visto che – solitamente – i divieti religiosi erano istituiti per indurre le popolazioni a cautelarsi proprio da epidemie e avversità ingestibili: il divieto nell’Islam di consumo di carne di maiale e di alcolici è espressione di questa volontà di autotutela, senza dover per forza imporla per decreti. La credenza (che possiede in nuce tutti gli effetti nefasti della superstizione, dell’acriticità e del cieco fideismo) è molto più potente di una bolla imperiale, pontificia o sultanina.
La Chiesa cattolica, nella sua opera di adeguamento nell’oggi, presente a sé stessa con sagace intelligenza, senza dimenticare il suo ruolo temporale a fianco di quello spiriturale, considera un approccio più resiliente sul piano di una psicologia sociale di massa.
Una politica di interazione i propri fedeli – ed anche con chi non è credente – che genera empatia mediante messaggi che non si discostano dalla tradizione ma che la adeguano ai tempi. Un metodo che fa storcere il naso ai tradizionalisti, a coloro che si incapricciano di essere i più ortodossi continuatori di un cristianesimo delle origini di cui, a dire il vero, neganoil messaggio evangelico fatto di uguaglianza sociale, trasformandolo in una fede esclusiva, che separa, che non include: che respinge chi dubita, chi inciampa nella ragione mentre cammina sulla via dei dogmi.
Papa Francesco viene, infatti, tacciato di essere un traditore della fede da una serie di autocefali disciplinatori di culti che si proclamano, per l’appunto, suoi sostituti o interpreti della verità vera, che prescinde dal vicario di Cristo in terra. Tempi duri anche per la Chiesa, costretta ad affrontare con la pandemia una serie di follie che nascono nel ventre molle di credulità e istrionismi che pretendono di avvolgere le coscienze popolari, atterrite dalla paura (più che giustificata) del virus, con superstizioni e istrionismi degni di veggenti invasati che si rovesciano le pupille e dicono di parlare con ogni schiera di santi del paradiso.
In tutto questo il mistero dell’esistenza c’entra ben poco: rimane prerogativa di noi agnostici. Un fascinoso tema su cui dissertare e non molto di più. Al massimo ci si può avventurare in qualche studio astronomico, fisico, lambendo un po’ di sana fantascienza alla Asimov o sognando di epiche saghe stellari.
Ma sulla Terra tutto cambia e c’è bisogno di dio quando non si trova una ragione per le sventure che ci capitano tra capo e collo.
Oltre ai terremoti, agli tsunami, alle tempeste tropicali, al coronavirus e agli altri eventi del tutto naturali che, ahinoi, possono darci disagio in quanto ci sconquassano letteralmente la vita, poiché sono ingestibili, non controllabili dall’essere umano che si pensa ordinatore di tutte quante le cose e le creature che gli stanno intorno su questo pianeta, tra tutte queste disgrazie ecco comparire i predicatori che parlano alla radio, alla televisione e che dicono persino la messa davanti alla bocca della Verità (mai luogo fu più profetico…) al tempo della pandemia.
Ascoltatori bigotti delle radio ecclesiastiche, fedeli in camicia nera che si genuflettono per ricevere la particola della comunione, pittoreschi manifestanti che fronteggiano la polizia a torso nudo, che dicono di sapere come stanno le cose e che, mentre i porti sono aperti, la “dittatura sanitocratica” (una specie di ossimoro, visto che un potere della sanità sarebbe già una forma di regime… oppure no? Meglio farselo spiegare dalla ragazza che l’ha pronunciata questa amenità, altrimenti viene l’emicrania…): ce n’è un po’ per tutti i gusti in questa fiera dell’assurdo che si improvvisa nelle piazze d’Italia come avanguardia ribelle rispetto alla tirannia del governo.
Se il governo una colpa non ha, è quella di essere una tirannia: semmai a tirare i fili sono l’economia (come è ovvio che sia nel sistema capitalistico) e gli interessi della grande finanza che influenzano le decisioni politiche e che, come nel caso italiano, ritardano piani di chiusura generale del Paese per frenare l’avanzata del Covid-19. La curva dei contagi pare, al momento, stabilizzarsi un tantino: dieci giorni per stabilire se le prime norme restrittive di fine ottobre stanno dando qualche sperato frutto.
Ma intanto, da Radio Maria parla don Fanzaga, celebre al pubblico svalvolato de “La Zanzara” (questo audio del maggio scorso), degno di tale parterre di sapienti analisti sociali, politici ed economici: tutti ad urlare al complotto planetario contro una umanità imbelle, completamente imbecille, che non sarebbe in grado di percepire il reale sottendere che vi è dietro la costruzione della minaccia pandemica.
Un disegno del demonio. Perché pensare che sia solo un artificio spionistico-imperialista della Cina, eh beh… sarebbe ben poca cosa. Non fa più effetto accusare soltanto Pechino di voler giganteggiare ad armi impari con gli Stati Uniti d’America. Le azioni dei complottisti precipitano verticalmente sul mercato borsistico dei creduloni e anche dei suprematisti bianchi quando Xi Jinping saluta Biden come nuovo Presidente della Repubblica stellata.
Serve di più, qualche altro colpo di scena. Ed allora viene bene anche il demonio, quello tipico dell’iconografia cristiana, ma declinato in salsa moderna: una ispirazione maligna che si intrufola nei cuori e nelle menti e spinge a sostenere il disegno globale di un Satana che si scaglia contro l’Occidente e che minaccia i valori veri dell’umanità. Quali sarebbero? I soliti: quelli vandeani di un cattolicesimo che serve a imbonire decine di migliaia di persone spaventate e impaurite dalla pandemia, ricorrendo non al timore di dio. Troppo banale. Occorre temere non l’ira del padreterno ma la minaccia degli inferi, dove ogni attività finirà e dove ci sarà la dannazione per tutti coloro che non avranno scoperto l’inganno che sta dietro al Covid-19.
Non è mica soltanto un virus che circola e ti attacca i polmoni. No… E’ un artifizio del demonio che ha ordito coi potenti della Terra un complotto globale. A che scopo, direte voi… Ma è semplice! Instaurare quella “dittatura” della sanità che attui un colpo di stato a catena, senza fine quasi, di paese in paese, per avere un mondo senza più dio, senza più salvezza.
In un mondo così, devastato da una pandemia che diventa strumento del diavolo, le menti malvage che l’hanno creato saranno al servizio dell’angelo ribelle caduto dal cielo e ingiustamente trasformato in un brutale assassino di coscienze e di corpi. E l’umanità intera cosa diventerà? La risposta del prete radiofonico è lampante: saremo tutti degli zombie.
Cattiva digestione serale, qualche film di fantascienza di infimo livello, e la frittata è fatta. Niente affatto. Il prete digerisce bene e guarda solo programmi religiosi che, tuttavia, non si rivolgono ai fedeli con i toni apocalittici della radio che porta il nome della mamma di Gesù di Nazareth. Se voi guardate la tv dei vescovi, Tv2000, è un canale gradevole, che induce alla riflessione, pienamente inserito nel solco del pontificato francescano. E’ un mezzo di comunicazione usato con la vera intelligenza della Chiesa cattolica: stare con la gente senza più giudicarla, continuando nella lezione del Concilio Vaticano II.
Mentre il sacerdote radiofonico sembra un controriformatore, un prete che benedice le spade prima delle battaglie, invocando la protezione di dio contro i nemici: un crociato della fede, insomma. Così come quelli che dicono la messa nelle piazze di Roma su altarini improvvisati che, vagamente, ricordano la bonarietà di Don Camillo che pregava nella camera dell’albergo sovietico davanti ad un Peppone che lo redarguiva per la presenza dei microfoni del KGB.
Magari si fosse innanzi ad un Fernandel o anche ad un vero e proprio Don Camillo: ci si potrebbe ragionare e si scoprirebbe di pensarla allo stesso modo (o quasi). Ma si può venire a miti opinioni, ad un confronto dialettico con chi afferma che il Covid-19 è frutto dell’ispirazione satanica attuata da alcuni malvagi su scala planetaria e che diventeremo tutti dei morti viventi che camminano uscendo da bare, loculi e altro, come se fosse un videogioco dove l’unico buono che rimane è il suprematista bianco che, fucile alla mano e cappellino con la scritta “Make America Great Again“, spara contro l’invasione degli zombie?
Ognuno è libero di parlare, di esprimersi e dire la propria in questa Repubblica che paga ancora al Vaticano una prebenda annuale per la fine dello Stato della Chiesa. Un concordato che andrebbe progressivamente superato, come risarcimento per le tante, troppe intromissioni che ancora la Curia romana si permette di mettere in essere nei confronti della politica e della società italiana. Ognuno è libero di dire ciò che pensa ma se dice delle bislaccherie, delle cretinate, è anche conseguente che qualcuno glielo faccia rilevare e, magari, capire.
Ammesso che la fede cieca (veramente priva di qualunque visione) glielo permetta.
MARCO SFERINI
17 novembre 2020
Foto tratta da Pixabay