Pare che dopo cinque riunioni al Ministero dell’Interno, finalmente le forze della maggioranza di governo abbiano trovato la quadra per superare l’ignominia dei “decreti sicurezza” di impronta giallo-verde.
Ce l’hanno (forse) fatta a mettere da parte la vergogna (incivile) peggiore nel diritto italiano dopo le leggi razziali fasciste del 1938.
Nonostante il cambio dei colori, da verde a rosso (o rosa…), il tempo del daltonismo è stato fin troppo elasticizzato sotto il peso delle controversie interne al Movimento e a quelle tra questo e le altre forze di governo.
Ce l’hanno fatta (forse) quindi con un colpevole ritardo: un anno per pensarci, per mettere mano ai testi; prima affermando che si sarebbe trattato solo di una lieve modifica; poi, sull’onda anche dell’emergenza sanitaria e della gestione dei flussi migratori, nonché del cosiddetto “ordine pubblico” (parecchio alterabile per le reazioni uguali e contrarie alle disposizioni sulle limitazioni di libertà dovute alla pandemia), si è piano piano parlato di superamento.
Oltre, dunque. Oltre leggi stridenti con ogni minima parte della Costituzione dove si proclama l’eguaglianza dei diritti civili e sociali; dove si afferma il dovere della Repubblica a non lasciare nessuno indietro, a soccorrere chi ha bisogno di aiuto, quindi a non lasciare che nessuno muoia nelle sue acque territoriali, ma anche ai margini, anche laddove il confine invisibile sui flutti si perde.
Un atto di questo tipo è più di una semplice riforma di una legge infame: è una sorta di catarsi redentrice. Staremo a vedere se lo sarà davvero, entrando nei meandri delle nuove misure che sono ancora in stampa e che presto andranno all’esame del Parlamento.
(m.s.)
foto: screenshot You Tube