La convention democratica ha preso il via su internet senza pubblico, delegati, giornalisti, ma in uno studio da dove Eva Langoria Baston, attrice e sostenitrice del partito, ha fatto da padrona di casa introducendo i contributi, registrati e live. Di fronte c’è la vera, reale, «catastrofe Trump» ben presente nella prima serata di convention intitolata «We the people», come recita la prima frase della Costituzione Usa.
«Ogni quattro anni ci riuniamo per riaffermare la nostra democrazia, quest’anno siamo venuti per salvarla», ha detto Langoria. A usare esplicitamente la metafora della catastrofe è stato il governatore di New York, Andrew Cuomo, che ha paragonato questa presidenza al Covid-19, al quale un corpo sano reagisce meglio di uno con problemi pregressi. Tutto vero, ma, ha sottolineato Cuomo, per gli Usa i problemi pregressi non sono certo pochi, per questo l’impatto del virus Trump è devastante e bisogna liberarsi di lui.
A giudicare dal numero di tweet partiti dall’account di Trump, quello di Cuomo è stato l’intervento gradito meno dal presidente e il suo staff, seguito da quello dell’ex governatore repubblicano dell’Ohio, John Kasich, che si è presentato come «repubblicano da sempre ma Trump ha tradito tutti gli ideali conservatori. Ecco perché ho scelto di partecipare a questa convention. In tempi normali non sarebbe mai successo, ma questi non sono tempi normali».
Che non siano tempi normali lo si è visto dal numero di interventi di ex sostenitori di Trump pentiti che sono intervenuti a una convention che sembra aver fatto proprio lo slogan di Bernie Sanders, «Not me, us», «Non io, noi». La faccia dell’America che viene fotografata e proposta è quella che Trump vorrebbe cancellare: multiculturale, inclusiva, aperta.
I temi sono quelli della diseguaglianza sociale ed economica e l’intervento di Sanders non è racchiuso solo nei minuti a sua disposizione, ma è percepibile dalla direzione verso cui sta andando il partito.
«I nostri temi – ha detto Bernie – sono passati dall’essere radical all’essere mainstream» e si è rivolto alla sua base esortandoli ad andare a votare per il ticket Biden/Harris, spiegando che il compito del movimento, qui ed ora, è quello, e ha affermato: «Lavorerò con i progressisti, con i moderati e anche con i conservatori per salvare il Paese dalla minaccia di Donald Trump. Trump gioca a golf come Nerone cantava durante l’incendio di Roma».
Questa volta sembra che il messaggio stia raggiungendo la sua base. «Nonostante Sanders l’appoggiasse, 4 anni fa non ho votato per Clinton – dice Sue, 32enne, militante di Sanders dell’Oregon – ma quest’anno voterò per Biden, perché a convincermi è stato Trump, più di Bernie. Vedere l’incompetenza unita all’autoritarismo in azione è spaventoso». Questo binomio è stato presente nel lungo intervento di Michelle Obama, che si è presentata con al collo una collana i cui pendagli formano la parola «Vote», «vai a votare».
Il suo discorso è l’ideale continuazione di quello di 4 anni fa in cui aveva avvertito che un candidato, diventato presidente, non si trasforma, e a posteriori la mancanza di competenza, decenza, empatia, di Trump sono evidenti. Ora bisogna usare l’empatia attivamente: agendo come diceva John Lewis, , ha ricordato Obama, e votando.
«Mettetevi scarpe comode, portatevi un panino per cena e uno per colazione perché si potrebbe restare in fila tutta notte, ma andate a votare come avete fatto nel 2008 e nel 2012» ha detto l’ex first lady rivolgendosi agli elettori afroamericani: «Neanche io amo la politica, sono qui, una donna nera alla convention democratica: bisogna votare e farlo in massa».
MARINA CATUCCI
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