Sospese in tutta Italia da oggi fino al 15 marzo le attività didattiche delle scuole di ogni ordine e grado, comprese quelle per l’infanzia, delle università, delle Istituzioni di Alta Formazione artistica musicale e coreutica, nonché i corsi professionali, i master e le università per anziani, ferma restando «la possibilità di svolgere le attività formative a distanza», con «particolare riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità». È stata una «improvvida» fuga di notizie, come l’ha definita lo stesso premier Conte in conferenza stampa da Palazzo Chigi poco prima di firmare il decreto con le nuove misure di contenimento dell’epidemia da Coronavirus, a costringere il governo a una decisione che era ancora in itinere, in attesa dei pareri del comitato tecnico-scientifico, per non peggiorare il caos comunicativo.
Una decisione «che non è stata semplice» da prendere, ha spiegato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. Ma gli ultimi dati sulla diffusione del contagio (443 persone infette in più rispetto al giorno prima, con una mortalità che si attesta al 3,4%) e soprattutto la carenza di letti in terapia intensiva e sub intensiva ha consigliato interventi decisi, nel tentativo di «ritardare o contenere la diffusione del virus». Il Dpcm che sostituisce quello in scadenza l’8 marzo che conteneva le misure urgenti per le tre regioni dove sono stati registrati i primi focolai nostrani del Covid 19, è una sorta di «ordinanza unica che, come ha spiegato il ministro per gli Affari regionali Boccia, definisce «non solo le modalità comportamentali in caso di profilassi ma anche un vero e proprio percorso condiviso su come adeguare le organizzazioni territoriali della sanità che sono di competenza regionale».
L’ultima bozza diffusa a sera prevede che siano «sospesi i viaggi d’istruzione, le iniziative di scambio o gemellaggio, le visite guidate e le uscite didattiche comunque denominate», mentre sono esclusi dalla sospensione dell’attività didattica «i corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie, ivi inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie, nonché le attività delle scuole di formazione attivate presso i ministeri dell’Interno e della Difesa».
Il testo del provvedimento continua con una lunga serie di divieti: stop a tutte «le manifestazioni e gli eventi di qualsiasi natura, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro», il che vuol dire chiusura anche dei cinema e dei teatri; stop a tutti «i congressi, le riunioni, i meeting e gli eventi sociali, in cui è coinvolto personale sanitario o personale incaricato dello svolgimento di servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità», e rinviati a dopo il 15 marzo «ogni altra attività convegnistica o congressuale».
Sospesi tutti «gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato», nelle «zone rosse». Nel resto d’Italia invece al divieto fanno eccezione gli eventi sportivi che si svolgono «all’aperto senza la presenza di pubblico» o «all’interno di impianti sportivi utilizzati a porte chiuse», previ «controlli idonei» da parte del personale medico delle società sportive. Vietate poi le trasferte per i tifosi che risiedono nelle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e nelle province di Pesaro e Urbino e Savona.
Gli atleti potranno continuare ad allenarsi e, malgrado si consigli vivamente di svolgere e (agli enti locali) di promuovere lo sport di base all’aperto, le attività motorie si potranno praticare anche all’interno di palestre, piscine e centri sportivi di ogni tipo, «esclusivamente a condizione che sia possibile consentire il rispetto» della giusta distanza raccomandata (almeno 1 metro) e delle norme igieniche (lavaggio delle mani frequente, no ad abbracci e strette di mano, no a scambi di bottiglie e bicchieri, pulizia degli attrezzi, igiene respiratoria). Per quanto riguarda le piscine, l’unica raccomandazione degli epidemiologi è la continua manutenzione e l’uso accurato del cloro.
Le norme di comportamento appena citate naturalmente valgono sempre. Particolare attenzione, però, per le persone a rischio e gli anziani, non solo quelli affetti da patologie croniche, che dovranno evitare «le uscite non strettamente necessarie». Si raccomanda inoltre la «limitazione dell’accesso di parenti e visitatori a strutture quali hospice, residenze sanitarie assistite (Rsa) e strutture residenziali per anziani autosufficienti e non, ai soli casi consentiti dalla direzione sanitaria della struttura».
Per quanto riguarda gli impiegati, «la modalità di lavoro agile può essere applicata, per la durata dello stato di emergenza dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato anche in assenza degli accordi individuali ivi previsti». Infine le carceri, un punto sul quale il Dpcm evidenzia particolari carenze: si mette nero su bianco solo la disponibilità delle «articolazioni territoriali del Ssn» di fornire al Ministero di Giustizia «adeguati presidi» per monitorare «i nuovi ingressi» negli istituti. Nulla invece per quanto riguarda il controllo di tutto il personale e della polizia penitenziaria che giornalmente entra per lavoro nelle carceri, e nulla sulla sanificazione delle strutture.
Operazioni straordinarie di pulizia devono essere invece adottate sui mezzi dalle aziende di trasporto pubblico, anche a lunga percorrenza. Il testo, firmato dal presidente del Consiglio e dal ministro della Salute, contiene in coda una serie di indicazioni per il lavoro degli operatori sanitari. A monitorare sull’attuazione delle misure è «il Prefetto territorialmente competente». Per verificarne l’efficacia bisognerà attendere il 15 marzo.
ELEONORA MARTINI
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