Sindacati e politica insorgono, ma Fca tranquillizza. Abruzzo in subbuglio all’annuncio del francese Groupe Psa, in joint venture con Fca Italia per la produzione di furgoni nello stabilimento Sevel di Atessa (Chieti) di effettuare, a Gliwice, in Polonia, fino al 2021, la produzione di ulteriori 100mila furgoni, di grandi dimensioni. Scelta scaturita dal fatto – viene spiegato – che la fabbrica della Val di Sangro – l’unico stabilimento italiano che lavora a pieno regime e dove si realizzano i modelli Peugeot, Boxer, Citroen Jumper e Fiat Ducato – ha superato la propria capacità produttiva. «La fabbrica dei record beffata»: così Fiom Abruzzo e Molise. Va giù duro anche la Uilm. La Fim, invece, parla di «notizia fuorviante se si intende che si sta delocalizzando». «Non cambia nulla – spiegano da Fca -. Chi pensa che si stia togliendo a Sevel, sta facendo allarmismo ingiustificato. Non c’è alcuna novità, era nei programmi».
«I duri anni di sacrifici da parte dei lavoratori – attacca il segretario generale Fiom Abruzzo, Alfredo Fegatelli – vengono ricompensati con un bocconotto e attraverso un cambio di strategia di Psa. È ipocrita – aggiunge – cercare di scaricare le responsabilità sulla mancata flessibilità dello stabilimento di Atessa visto che in questi anni i lavoratori, con grossi sacrifici, hanno dimostrato di poter produrre quantitativamente e qualitativamente circa 300 mila furgoni l’anno». «Perché non allargare la produzione in Abruzzo e assumere nuovo personale, soddisfacendo così l’aumento della domanda? – chiede Sara Marcozzi, capogruppo M5S in Regione -. Siamo in presenza di uno stabilimento che rappresenta un’eccellenza assoluta, riconosciuta in maniera unanime nel settore». «La fabbrica dei record, la chiamano. In un sistema normale andrebbero premiati i lavoratori e andrebbe baciato il suolo su cui camminano – dichiara Nicola Fratoianni de La Sinistra -. La verità – rintuzza – la conosciamo tutti: non si accontentano mai dei guadagni miliardari e cercano posti in cui guadagnare sempre di più. Invece del solito teatrino a colpi di tweet, dalle parti del governo di Salvini e Di Maio, al di là delle chiacchiere dovrebbero arrivare atti a difesa dell’occupazione».
Fca, dal canto proprio, getta acqua sul fuoco e rimanda al documento del 14 febbraio. Nella nota, partita dalla sede di Londra, si annunciava la rinnovata collaborazione tra Fca e Psa fino al 2023 per le produzioni in Sevel. Accordo che, tra l’altro, stabilisce «l’utilizzo complementare di capacità produttiva di Groupe Psa per assemblare alcune versioni del veicolo commerciale più grande al fine di soddisfare la domanda dei clienti dei brand Peugeot, Citroën, Opel e Vauxhall nel medio termine». Insomma i due colossi industriali, prevedendo una crescita del mercato, avevano già deciso di usare il sito esistente in Polonia, fermo restando i volumi produttivi attuali in Sevel. «Dove – ribadiscono da Fca – sarà presto aumentata la capacità produttiva, con il passaggio a 17 turni. E poi produrremo mezzi elettrici».
Ma anche qui la Uilm, sindacato firmatario dell’accordo Fca, contesta: «Fca e Psa, – tuona Nicola Manzi, Uilm Chieti Pescara – con il rinnovo dell’accordo prolungato al 2023, hanno di fatto creato un concorrente di Sevel. Lo stabilimento della Val di Sangro perde così il monopolio in Europa per la produzione di veicoli commerciali leggeri». Raffaele Apetino, coordinatore nazionale Fim Cisl dice che si è creata solo «confusione», basta vedere il piano industriale. Sono altri i problemi da affrontare, tra cui quello delle infrastrutture da migliorare». L’assessore regionale alle Attività produttive, Mauro Febbo annuncia «contatti col management di Psa per capire la reale portata della decisione».
SERENA GIANNICO
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