Tutto come previsto o quasi nel primo turno delle elezioni presidenziali ucraine. Con il 90% delle schede scrutinate Vladimir Zelensky conquista il 30,2% dei consensi contro il 15,9% del presidente uscente Petro Poroshenko e il 13,3% di Yulya Timoshenko. I sondaggi pre-elettorali hanno fatto centro anche se la forbice tra il primo e il secondo candidato risulta più ampia del previsto e Poroshenko sia riuscito, pur di un soffio, a spuntarla sulla ex “pasionaria” della rivoluzione arancione del 2004. Timoshenko non l’ha presa bene. Ha denunciato «l’inquinamento del voto da parte dei servizi segreti e brogli giganteschi» da parte di Poroshenko anche se per ora non ha deciso se mobilitare la piazza. E anche se osservatori Osce e ministero degli interni ucraini hanno confermato «la validità del voto malgrado alcuni casi di irregolarità», le oltre 2mila frodi denunciate e la presenza di un candidato civetta che portava il suo identico nome non hanno permesso a Timoshenko di continuare la sua avventura elettorale.
La gioia di Zelensky è stata contenuta nonostante abbia fatto il pieno di voti dappertutto, non è risultato primo solo in Galizia (superato da Poroshenko) e nelle province orientali a ridosso delle repubbliche autoproclamate del Donbass dove ha dovuto cedere il podio a Yuri Boyko candidato del Blocco delle opposizioni (ex Partito delle regioni di Yanukovic). Al suo quartier generale aveva fatto allestire un paio di maxi-schermi ma soprattutto aveva organizzato con i membri del suo staff un torneo di ping-pong. Un clima quasi spensierato come quello dei giovani sotto i trent’anni che lo hanno votato in massa. Il comico ha risposto a poche domande dei giornalisti. Per la prima volta ha affermato di essere pronto a svelare i nomi della sua squadra e si è dichiarato disponibile a un confronto tv con Poroshenko: una scelta apparsa a molti rischiosa visto l’ampio vantaggio sul rivale. «Cosa dirà a Putin, se lo incontrerà da presidente?» gli è stato chiesto. «Che sarebbe l’ora di ridarci la Crimea e il Donbass, compensarci economicamente per le perdite materiali e umane di questi anni» ha risposto il presidente in pectore. Un cambio di tono rispetto a quello tenuto per tutta la campagna elettorale che ha sorpreso. Zelensky temerebbe un colpo di coda di Poroshenko e del suo nazionalismo estremo adottato negli ultimi giorni di campagna e non si fida dei sondaggi e dei bookmakers che lo danno sicuro vincente al ballottaggio del 21 aprile. Lo show-men si sentirebbe già in tasca l’11,5% dei voti ottenuti dal candidato filo-russo Yuri Boyko e punterebbe a non lasciare margini di manovra allo sciovinismo di Poroshenko. Le sue parole sono state prese con molta freddezza al Cremlino, anche se i russi sono sufficientemente smaliziati da distinguere la propaganda dalla realtà.
Il portavoce ufficiale di Putin, Dmitry Peskov è stato lapidario. «Siamo pronti a spiegare e rispiegare a qualsiasi cittadino ucraino, che la Russia non occupa territori ucraini. Le repubbliche non riconosciute del Donbass fanno parte dell’Ucraina e ciò che sta accadendo lì è il risultato della politica perseguita dalla dirigenza ucraina» ha dichiarato Peskov. «Per quanto riguarda la Crimea – ha poi sostenuto il dirigente russo – è un argomento non negoziabile. Quella questione è per noi chiusa una volta per tutte».
Poroshenko ringalluzzito dallo scampato pericolo di non riuscire ad accedere al secondo turno ha attaccato frontalmente Zelensky. Ha voluto ricordare prima di tutto i legami del comico con Igor Kolomoisky definendolo «burattino» dell’oligarca ebreo. Il «re del cioccolato» si è rivolto poi ai millenials, una fascia d’età tra cui non ha raccolto nulla: «Capisco la vostra impazienza perché le cose cambino in fretta, ma mi chiedo: quando entreremo nella Ue e nella Nato faremo un referendum come propone Zelensky?». Una fretta che non sembrano avere i vertici dell’Alleanza Atlantica. Secondo Iens Stoltenberg, esistono delle priorità. «Riteniamo che l’obiettivo principale ora in Ucraina dovrebbero essere le riforme, la modernizzazione e il rafforzamento del settore della sicurezza, compresa la lotta alla corruzione», ha affermato il Segretario generale della Nato.
YURII COLOMBO
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