Più organizzazioni neofasciste si preparano a celebrare a Milano il centenario della fondazione dei Fasci di combattimento. Già da mesi Casa Pound ha promosso un concerto commemorativo nazi-rock (in un dancing, lo Space 25 di via Toffetti, periferia sud-est di Milano), con l’esibizione di diverse band musicali, in primis gli Zetazeroalfa in cui canta lo stesso leader di Casa Pound Gianluca Iannone. L’orario d’inizio non a caso è stato fissato per le 19 e 19. Sono attese delegazioni anche straniere, segnatamente dalla Francia, e folte rappresentanze dalla Lombardia, dal Lazio e da Trieste. Da diversi giorni sui muri di alcuni quartieri milanesi sono stati affissi manifesti per propagandare l’evento. Sono attese circa 2mila persone.
Sempre il 23 marzo, al mattino, vorrebbero sfilare al Cimitero Monumentale, fino alla cripta dei «martiri della rivoluzione fascista» fatta erigere da Mussolini nel 1925, le diverse espressioni del neofascismo milanese, da Forza nuova a Lealtà azione, da Casa Pound alla Fiamma tricolore, sotto l’egida dei reduci repubblichini e dell’associazione degli Arditi d’Italia. Nessun divieto è stato posto alla manifestazione.
Per contrastarla l’Anpi, l’Aned e il Comitato antifascista hanno dato appuntamento alle 9.30 al cimitero davanti al monumento al deportato.
Il sacrario fu inaugurato agli inizi del regime fascista per raccogliere le salme di alcuni squadristi morti in scontri di strada. Tutta gente che bastonò e assassinò con ferocia operai, contadini e dirigenti politici delle sinistre, assaltò le Camere del lavoro e le sedi dei partiti democratici. L’opera, tra il liberty e l’art déco, si componeva originariamente di tre statue raffiguranti tre giovinetti in posa eroica, uno dei quali con in braccio un fascio littorio sormontato da un’aquila, e di una cripta sottostante. Finita la guerra il fascio e l’aquila furono asportati, così la targa commemorativa. Tra le tredici spoglie ospitate, la più famosa è quella di Ugo Pepe, il figlio ventunenne dell’ammiraglio Gaetano Pepe, autore di diverse spedizioni punitive tra il Veneto e Milano (tentò anche, nel luglio del 1921, di far saltare a Treviso con tubi di gelatina la sede centrale del partito repubblicano). Ferito mortalmente nel capoluogo lombardo la sera del 23 aprile 1922 da due revolverate nei pressi di Porta Romana, spirò all’ospedale. I funerali si tennero al cimitero Monumentale, il 26 successivo, alla presenza di Mussolini e centinaia di squadristi lombardi, liguri e veneti.
Ma diversi altri potrebbero essere gli appuntamenti. A settembre si è costituito a Roma il «Comitato Pro centenario 1919-1922», con lo scopo di «riunire e coordinare su tutto il territorio nazionale le manifestazioni» promosse per celebrare la nascita del movimento fascista. Tra i promotori Serafino Di Luia e Mario Merlino, ex di Avanguardia nazionale, Gabriele Adinolfi, Maurizio Murelli (assassinò nel 1973 un poliziotto a Milano con una bomba a mano) e Piero Puschiavo fondatore del Veneto fronte skinheads. Era anche prevista, poi vietata dal prefetto, una manifestazione domani pomeriggio a Milano, in piazza San Sepolcro, dove nel 1919, nella sede del Circolo per gli interessi industriali, commerciali e agricoli, si riunirono, guidati da Mussolini, 200 fra ex combattenti della Prima guerra mondiale, «arditi» e futuristi, che fondarono i Fasci di combattimento.
Una seconda manifestazione è stata comunque programmata per il 15 aprile in via San Damiano, per «commemorare» quanto avvenne solo tre settimane dopo piazza San Sepolcro, quando gruppi di fascisti e «arditi» prima sciolsero a revolverate e bombe a mano, in piazza Mercanti, un corteo di anarchici e socialisti (venne uccisa un’operaia diciannovenne e seriamente ferite almeno 30 persone), poi si diressero in corteo alla sede de l’Avanti!, in via San Damiano, dove travolsero il cordone dei soldati e dettero alle fiamme la redazione. Un soldato e due socialisti rimasero uccisi. Alcuni «cimeli», tra cui l’insegna in legno divelta all’ingresso de l’Avanti!, vennero poi donati da Filippo Tommaso Marinetti a Mussolini nella redazione de Il Popolo d’Italia.
SAVERIO FERRARI
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