Promesso da giorni, il famoso maxiemendamento – che non è altro che la manovra stessa – è arrivato perfino sbagliato. Ma al suo interno contiene molte novità dell’ultimo minuto. Tutte negative per gli italiani e per le promesse del governo, assieme a qualche vera e propria porcata.
Solite accuse alla Ragioneria generale a parte, spiccano lo spostamento a novembre delle assunzioni nella pubblica amministrazione e il «saldo e stralcio» per gli evasori che consentirebbe agli «evasori per necessità» di sanare la loro posizione col fisco spendendo spiccioli.
Gli unici ad essere salvati in extremis saranno gli Ncc: per i Noleggiatori con conducente che hanno bloccato Roma qualche giorno si farà un decreto ad hoc che uscirà dal consiglio dei ministri notturno mettendo mano alla crisi del settore.
Altro che investimenti, il tanto sbandierato – da Conte, Tria e Savona – fondo che doveva rilanciare la crescita viene ridotto di un terzo rispetto alla manovra approvata alla camera. Da oltre 9 miliardi – 2,75 nel 2019, 3 nel 2020 e 3,3 nel 2021 – si passa a 3,6 miliardi – 740 milioni nel 2019, 1,26 miliardi nel 2020 e 1,6 nel 2021. Per strada si sono insomma persi 5,4 miliardi, come si è perso lo 0,5% di aumento di Pil. La nuova stima di crescita, scesa all’1,0% dall’iniziale 1,5%, è considerata ora plausibile dall’Ufficio parlamentare di bilancio che non aveva validato la stima di tre mesi fa.
I risparmi si fanno sulla pelle dei più deboli. Ben 1,6 miliardi di euro in tre anni arrivano dal taglio alla gestione dei centri per migranti. «La riduzione del costo giornaliero per l’accoglienza dei migranti – i famosi 35 euro al giorno che servono invece a pagare tutte le strutture e le migliaia di persone che ci lavorano – dai quali devono derivare risparmi connessi all’attivazione, locazione e gestione dei centri di trattenimento e accoglienza per stranieri irregolari». L’ammontare dei risparmi è stimato in 400 milioni per il 2019, in 550 milioni per il 2020 ed in 650 a decorrere dal 2021. Eventuali ulteriori risparmi, indica la norma, confluiranno in un apposito fondo da destinare alle spese di funzionamento del ministero dell’interno.
C’è poi un condono. Il cosiddetto «saldo e stralcio» delle cartelle tra il 2000 e il 2017 per chi è «difficoltà economica» con un Isee entro i 20 mila euro. Si prevede l’estinzione dei debiti per omessi versamenti di tasse e contributi pagando il 16% con Isee non superiore a 8.500 euro, il 20% con Isee fino a 12.500 euro e il 35% con Isee fino a 20mila euro. Il debito può essere pagato senza sanzioni e interessi, in un’unica soluzione, entro il 30 novembre del 2019 oppure in 5 rate con importi diversi rispetto alla prima versione.
Oltre agli aumenti IVA per 23 miliardi nel 2020 e 28,7 miliardi nel 2021 e nel 2022 con le salvaguardie che dovranno essere sterilizzate nelle manovre dei prossimi due anni, la manovra resuscita la web tax, già introdotta con la legge di bilancio 2018 ma mai concretizzata. Il prelievo del 3% è destinato a colpire le imprese con ricavi superiori a 750 milione un fatturato derivante da servizi digitali superiore a 5,5 milioni – i – non solo «over the top» come Google, Amazon, Facebook e Apple. Aumenta anche il Preu, la tassa sui giochi già ritoccata nel decreto dignità.
Ripescato, ma solo per un anno, il fondo da 5 milioni per la mobilità dei disabili proposto da Matteo Dall’Osso respinto alla Camera, tanto che il deputato aveva abbandonato il M5S per passare a Forza Italia. Arriva, anche se più che dimezzato, anche il rifinanziamento del fondo per gli orfani di femminicidio: ci sono 5 milioni anziché i 12 ipotizzati inizialmente.
Conferme puntuali invece per i tagli già annunciati. Specie alle pensioni, che invece dovevano essere il cavallo di battaglia di questa manovra. Il dimagrimento di Quota 100 – tutt’ora indefinita perché sarà normata da un disegno di legge a gennaio come per il reddito di cittadinanza – viene rimpolpato dal cosidetto «raffreddamento – leggasi taglio – alla rivalutazione delle pensioni: l’adeguamento di 6,5 milioni di assegni al costo della vita.Le pensioni oltre i 1.521 euro lordi – poco più di mille euro netti – saranno tagliate in media di 167 euro nel 2019.
Il governo nella manovra del popolo infatti risparmia 253 milioni nel 2019 e ben 2,2 miliardi nel triennio sui pensionati e solo 76 mln nel 2019 e 240 nel triennio quel taglio sulle pensioni d’oro di cui parla come un mantra da giugno.
Il taglio alle pensioni d’oro. non sarà con un ricalcolo contributivo – come sempre sostenuto da Di Maio – ma con un contributo di solidarietà temporaneo. Il contributo sarà del 15% per i redditi tra 100 e 130mila euro e andrà a salire fino ad arrivare al 40% per quelli superiori a 500mila euro. Le fasce sono complessivamente cinque con prelievi del 25% fino a 200mila euro; del 30% fino a 350mila e del 35% per i redditi fino a 500mila euro.
Inserito invece il taglio delle tasse ai pensionati che vivono all’estero: aliquota al 7 per cento se si trasferiscono in un comune italiano del Sud con popolazione inferiore ai 20 mila abitanti.
Ultime chicche: una tassa forfait di 100 euro per chi raccoglie tartufi e funghi, circa 19mila persone stimate in Italia. Ridotto da 3 euro a 2,99 ad ettolitro l’accisa per la birra e sforbiciata del 40% per quella sui micro-birrifici: lo aveva anticipato il deputato M5s Cosimo Adelizzi che ha un’azienda che distribuisce birra e bevande. Conflitti d’interesse nella manovra del popolo.
MASSIMO FRANCHI
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