Il nuovo “papa buono” vi ha deluso dichiarando che abortire è come fare opera di killeraggio? Me ne dispiaccio assai, però, il papa è il papa: “Che ha da esse?” avrebbe detto un Nino Manfredi cardinale un po’ ribelle in qualche film anticlericale di Gigi Magni.
E’ naturale, perché altrimenti tradirebbe uno dei fondamentali princìpi su cui si fonda tutto il magistero della Chiesa cattolica, che affermi che l’aborto è un omicidio e che anzi calchi la parola, appesantendola con un paragone che, obiettivamente, poteva essere reso in altri termini, perché un conto è essere papa ed essere antiabortista per fideismo e non per coscienza, ed un altro conto è attribuire a chi pratica l’aborto l’appellativo di “killer”.
Fino a prova contraria, Santità, la Repubblica Italiana non è lo Stato della Città del Vaticano, ha le sue leggi e il suo popolo in allora ha scelto di attribuire solo alle donne il diritto di decidere, perché sono soltanto loro a portare in grembo la creatura che può nascere e che loro devono crescere.
Certo, se rimaniamo nel campo della teleologia, io posso speculare sul fatto che invece di un dio – che, come diceva Peppone, “non dà nessun fastidio” – sia un principio immanente nella natura a regolare quella che qui in terra ci appare come armonia della natura e che nel resto dell’universo è un movimento di astri che esplodono, che nascono e muoiono o meglio, che hanno un’esistenza e che poi finiscono per distruggersi e diventare altro: Lavoisier e la trasformazione di tutte le cose tornano a soccorrerci quando non comprendiamo, sulla base di un mero empirismo, dove vadano ad esempio le persone che ci sono care e muoiono.
Semplicemente muoiono, cessano di esistere e per chi esiste è comprensibile fino ad un certo punto.
Qui arriva lei Santità, con l’ipotesi “dio”, con la “vita eterna”, con tante belle concezioni mitologiche scritte nella Bibbia, il testo sacro non dettato da dio ma che la Chiesa ha fatto diventare “parola di dio”.
Del resto, “al principio c’era il verbo e il verbo era presso dio”. E’ una frase che non ha alcun senso: ma è impossibile fare una analisi prospettica di ordine escatologico per capire cosa significhi e dove ci porti il “verbo”, quindi la parola, quindi un suono, dunque una percezione uditiva ma sensibile.
Sensibile quanto il bimbo portato in grembo da una donna che può non volere quel figlio e decidere che, se ad esempio è frutto di un violento stupro, quella creatura è il simbolo di quella tragedia, di quella scioccante esperienza e che, per lei, non sarà mai fino in fondo una rappresentazione d’amore.
Può la donna decidere di non avere un figlio senza essere attaccata da lei, Santità, come mandante di un killer medico?
La donna può, perché alla sua morale, Santità, la Repubblica Italiana ne contrappone una laica e deve poterlo continuare a fare per difendere un diritto contro una imposizione che nascerebbe da una volontà divina sempre e comunque interpretata da umane menti e coscienze.
Ci consentirà, Santo Padre, di dubitare della possibilità che Ella e i suoi principi della Chiesa possiate essere portatori della verità in materia di affermazione dell’esistenza tanto di dio, quanto del vostro dio: come tanti tra gli uomini, voi affermate una storia di dio, una narrazione – si direbbe oggi – del “patto” tra il creatore di tutte le cose e l’umanità.
Le altre due religioni monoteiste arrivano a ciò attraverso percorsi con non poche differenze, tanto che nella storia le guerre tra cristiani e mussulmani si studiano a scuola (si spera…) col nome di “Crociate”, mentre per gli ebrei il destino è stato quello dei ghetti e delle persecuzioni.
Ma dio rimane comunque, dite voi. E sia. Nessun problema che esista o non esista. Non cambia la vita, non la risolve.
Lei si stupirà, Santità, eppure anche un agnostico come il sottoscritto umanamente percepisce la bellezza di ciò che gli è intorno, prova meraviglia e stupore nella geometria espressa dalla natura, nell’idea stessa, viva, presente delle cose. Però dalla caverna del platonismo bisogna uscire e non essere ingannati dalle ombre.
L’idea è ingannevole ma anche veritiera. Forse, scriveva indirettamente Umberto Eco ne “Il nome della rosa”, è proprio ciò che abbiamo: perché “la” rosa non esiste, ma l’idea di rosa sì. E quale mai sarà “la” rosa?
Tutte e nessuna insieme.
Vedete, Santità, il relativismo fa parte della vita, nonostante papa Ratzinger si sia ostinato a proclamarlo come il male assoluto: le verità dogmatiche sono necessarie a voi, alla Chiesa per mantenere dei punti di fede che altrimenti vi sfuggirebbero.
Proprio come il punto di fede secondo cui ogni vita appartiene a dio e non alle circostanze che la creano, che la fanno nascere e crescere e vivere tramite altre vite già esistenti.
Resta il fatto, che il papa è il papa. “Che ha da esse!?”. Dunque, non vi stupite se calca la mano nello scrivere parole pesanti sull’aborto come crimine, come assassinio, come frutto di un killeraggio.
Se non lo dicesse i nemici che già ha intorno a sé si moltiplicherebbero a dismisura…
MARCO SFERINI
11 ottobre 2018
foto tratta da Pixabay