Negare l’Olocausto non produce danni fisici, reali o attacchi ad individui. Negare ciò che è stato lo sterminio pianificato dal governo nazista e da tutto un apparato servizievole e consenziente non è motivo di espulsione dalla comunità delle reti sociali.
I “social” accettano il negazionismo in nome della libertà di espressione che consiste nel non arrecare quanto di cui sopra detto ad altre persone.
Però… i danni fisici non sono solo quelli materiali ma anche quelli morali: un cervello che prova ad istillare in un altro cervello il revisionismo storico, la negazione delle camere a gas, della “soluzione finale” tanto del “problema ebraico” quanto delle tante categorie odiate dai nazisti, un tipo di cervello così è di per sé un danno. Non fisico, propriamente detto. Ma è un danno. E produce danni negli altri cervelli.
Ma non c’è rapporto tra etica storica, verità storica, fatti storici e “fisicità” di quanto ci si propone di fare quando si scrive sui social.
Cari signori amministratori dei “social network”, le parole sono pietre e le pietre, se tirate, fanno male… eccome se fanno male…
(m.s.)
foto tratta da Pixabay