Sembra che ad Alassio, in provincia di Savona, su una spiaggia bellissima della Riviera, un cane abbia ringhiato ai migranti. A migranti di colore. Ne è scattato un applauso da parte della gente che si rosolava al sole, che faceva il bagno, che si spalmava la crema per non scottarsi.
Ne è scattato un incitamento alla bestiola a continuare, a fare come fanno gli umani: inveire, aggredire verbalmente dalle reti sociali su Internet fino alla vera realtà dei fatti tristi ma non solitari e nemmeno finali.
I cani vivono la vita attraverso l’odorato: percepiscono gli odori e abbaiano se un odore non gli piace. Ma non lo fanno con lo sdegno che proviamo noi se ci passa magari accanto una persona asiatica o africana e ne percepiamo un odore differente, magari derivante dalla semplice sudorazione… Il cagnolino è innocente. E’ come i bambini, agisce per istinto. Per fortuna. Non ha quel difetto enorme che è la ragione, la capacità raziocinante di discernere.
Qualcuno darà la colpa al caldo. Dà alla testa. Invece la colpa è di chi dai palazzi alle piazze prova a riformare l’incultura italiana con una cultura dell’odio e del disprezzo del diverso, dell’altro da noi.
Povero cagnolino: al centro di una querelle che riguarda solo i (dis)umani. Almeno lui è innocente.
E poi nel contesto tutto può essere…
La spiaggia, il mare, il sole: l’abbronzatura non deve essere eccessiva. Si rischia di confondersi con i migranti. La protezione solare può avere anche una funzione razzista: aiuta contro i melanomi, ma più di tutto aiuta a non diventare troppo neri…
(m.s.)
foto tratta da Pixabay