Soumeyla era un sindacalista. Di colore. Un sindacalista bracciante. Un sindacalista migrante. Un sindacalista che è stato ucciso perché ha aiutato degli schiavi moderni a prendere quattro lamiere per rinforzare le catapecchie in cui vivono. In cui sopravvivono… sfruttati beceramente dagli italiani.
La pacchia. Eccola la “Condizione di vita, o di lavoro, facile e spensierata, particolarmente conveniente, senza fatiche o problemi, senza preoccupazioni materiali; anche, l’avere da mangiare e bere in abbondanza”, così la definisce perfettamente il Dizionario Treccani della Lingua Italiana.
Questo è ancora il tempo, lungo, della verità che dovrebbe essere rivoluzionaria davanti ad un utilizzo così spregiudicato e becero delle parole per associarle esattamente al loro contrario.
Questo sarebbe il tempo, anche lungo, della verità che dovrebbe essere rivoluzionaria.
Ma la verità è più che mai oggi soggettiva, labile, immateriale, non associabile all’evidenza dei fatti.
Verità e realtà sono divergenti, per questo un giovane sindacalista di colore e migrante può essere barbaramente assassinato per aver preso due lamiere che non appartenevano più a nessuno.
Sia sacra la proprietà privata! Sia sacra l’italianità della proprietà!
La messa è finita, dopo aver sparato, pregate pure in pace.
(m.s.)
foto tratta dalla pagina Facebook di Simone Ciabattoni