«Il nostro profilo era troppo vicino a un Pd pre-renziano». La batosta del voto (3,4 per cento) comincia a produrre i suoi effetti in Liberi e uguali. Ieri mattina i tre segretari Civati, Fratoianni e Speranza con il capo della lista Grasso annunciano la convocazione delle assemblee territoriali «per decidere insieme come proseguire questo progetto politico».
Passano poche ore e dalla riunione della segreteria di Sinistra italiana già arriva un messaggio diverso. «Siamo disponibili a lavorare alla costruzione del nuovo partito della sinistra» dice Nicola Fratoianni, «a patto che indichi una netta discontinuità con il passato, anche generazionale». In Sinistra italiana la sconfitta pesa forse anche più che a casa Mdp. Sono solo quattro su quattordici gli eletti di Si: alla camera lo stesso segretario Fratoianni (Piemonte), Erasmo Palazzotto (Sicilia), Stefano Fassina (Lazio); al senato la sola Loredana De Petris (Lazio). Fuori dal computo l’indipendente Laura Boldrini.
Di qua l’analisi della sconfitta punta il dito sulla Ditta Bersani&D’Alema. Ieri sul manifesto Pippo Civati ha aperto le danze contro la composizione delle liste, «un’operazione di vertice per tutelare il ceto politico» e il marchio troppo bersaniano, «Il sospetto era che quelli che ci avevano messo tanto a uscire dal Pd fossero già pronti a rientrarci».
Ora Fratoianni, anche per rispondere ai molti malumori dei suoi esclusi, rincara e avverte che la prosecuzione di Leu non è scontata: «L’annuncio della nascita del nuovo soggetto il 5 marzo (fatta da Grasso, ndr) era un’allegoria: i partiti non nascono per decreto. Ora si avvia un comune percorso costituente», «Noi ci stiamo solo se il nuovo soggetto cambia nettamente il profilo che purtroppo ha avuto in questa campagna elettorale»
DANIELA PREZIOSI
foto tratta dalla pagina Facebook di Sinistra Italiana