Se la Corte costituzionale si occuperà del Rosatellum sarà solo dopo il 4 marzo. E dunque dopo che l’eventuale danno, nel caso anche questa legge elettorale dovesse essere ritenuta incostituzionale, sarà compiuto. Con la decisione mercoledì del tribunale di Messina di rinviare ancora un’udienza da tempo attesa (al 4 febbraio, avvocato Enzo Palumbo) e la fissazione di due ricorsi d’urgenza a Firenze (il 17 gennaio) e a L’Aquila (il 31 gennaio) – ce n’è un terzo a Roma ancora senza data perché era stato assegnato alla sezione sbagliata – è pressoché certo che anche nel caso in cui gli argomenti dei ricorrenti contro il Rosatellum dovessero essere accolti da un tribunale, non ci sarebbe il tempo perché la Corte costituzionale possa esprimersi prima delle prossime elezioni. Non è una buona notizia visto il precedente del Porcellum, giudicato incostituzionale una volta che il parlamento era già stato eletto: rischiamo un’altra legislatura condizionata dallo spettro della illegittimità.
I ricorsi urgenti firmati da deputati ex 5 Stelle e presentati dagli avvocati Solimeno e Pezone con la consulenza del costituzionalista Enzo Di Salvatore potrebbero essere decisi dal giudice anche a stretto giro, il giorno dopo l’udienza. In caso di rinvio alla Corte bisognerebbe attendere la pubblicazione dell’ordinanza sulla Gazzetta ufficiale, poi altri venti giorni per la fissazione dell’udienza. Solo nel caso in cui le parti, e dunque anche l’avvocatura dello stato che rappresenta il governo, dovessero rinunciare alla costituzione si potrebbe in teoria arrivare a un giudizio rapidissimo della Consulta entro il 4 marzo. Ma è un’ipotesi poco realistica, anche perché il presidente della Corte costituzionale Paolo Grossi è al suo ultimo mese di mandato. Qualche settimana prima della scadenza formale, la fine di febbraio, il presidente della Repubblica come da prassi comunicherà la sua scelta del nuovo giudice costituzionale – il plenum resterà comunque incompleto perché il parlamento da oltre un anno non riesce a eleggere il suo giudice. È ulteriormente improbabile che Grossi, in uscita, possa fissare una camera di consiglio, con un argomento tanto delicato, che non potrebbe presiedere. Del Rosatellum dovrà occuparsi il nuovo presidente, che dovrebbe essere Giorgio Lattanzi.
La sorte della legge si deciderà dunque quando sarà già stata utilizzate per eleggere deputati e senatori. Un elemento di precarietà del prossimo parlamento che potrebbe condizionare l’avvicinamento al voto. «Basta un’ordinanza per fare della legge elettorale il primo tema della campagna elettorale», dice l’avvocato Felice Besostri che attende notizie di altri ricorsi ordinari dai tribunali di Venezia, Trento e Trieste. Contro il Porcellum e l’Italicum ha avuto ragione lui.
ANDREA FABOZZI
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