La vendita degli asset industriali del gruppo Ilva è oramai entrata nel vivo. Dopo che venerdì scorso i commissari straordinari del gruppo hanno trasmesso al Comitato di Sorveglianza e al ministero dello Sviluppo Economico, per le valutazioni connesse all’aggiudicazione, l’istanza contenente l’esito della valutazione relativo alle offerte pervenute dai due investitori, formulando la proposta di aggiudicazione in favore di Am Investco Italy (composta da ArcelorMittal, Marcegaglia e Intesa San Paolo in caso di acquisizione, l’altra cordata è AcciaItalia), ieri a Roma il ministro per lo Sviluppo economico Calenda ha incontrato i sindacati di categoria e metalmeccanici, portando alla luce i numeri dei piani industriali. A partire dagli esuberi previsti dalle due cordate che i sindacati hanno giudicato sin da subito inaccettabili e che prevedono dai 5000-6000 esuberi almeno in una fase iniziale. Nel dettaglio, la proposta avanza da AmInvestCo, prevede 4.800 esuberi, subito, dal 2018, mentre sono 6.400 gli esuberi nella proposta di AcciaItalia (Jindal, Arvedi, Cassa Depositi e Prestiti, Luxottica) rispetto ai 14.200 dipendenti attuali.
«L’incontro è stato deludente», ha dichiarato il segretario generale dell Fiom, Maurizio Landini «anche perché non abbiamo capito le ragioni per cui è stata scelta un’offerta rispetto ad un’altra, non avendoci presentato una comparazione che illustrasse punto per punto le differenze fra i due piani, sia dal punto di vista della produzione che del risanamento ambientale, degli investimenti e degli aspetti economico-finanziari» riferendosi alla proposta dei commissari per l’offerta di AmInvestco. Landini ha detto che «la riduzione di occupazione è inaccettabile. La decisione finale sull’aggiudicazione spetta al governo, ma Calenda ha tenuto a precisare che sarà vincolante l’accordo sindacale» ha ricordato Landini.
Nel corso dell’incontro Calenda ha ribadito e chiarito una volta di più, che l’aggiudicazione della gara non è ancora avvenuta ma che è giunta a completamento soltanto la fase di analisi delle due offerte con il parere dei commissari in favore di Am InvestCo. La proposta della cordata Am Investco, prevede che la produzione, che oggi è a 5.7 milioni di tonnellate annue d’acciaio, sia riportata entro il 2024 a 8 milioni con il mantenimento del ciclo produttivo in atto sostenendo la produzione anche con l’utilizzo di semilavorati (bramme) a Genova e Taranto. La ripresa produttiva secondo il piano sarà sostenuta ripristinando l’area a caldo di Taranto, delle cokerie e dell’agglomerato e degli altiforni 1, 2, 4 fino al completamento del piano ambientale e la successiva riattivazione dell’altoforno 5, il più grande d’Europa e che contribuisce al 40-45% della produzione dello stabilimento tarantino. Secondo il commissario Enrico Laghi, presente all’incontro, questo permetterebbe una crescita delle spedizioni dalle 5,6 mt odierne alle 9,5 al 2024. Inoltre, nella proposta, è prevista l’estensione del portafoglio prodotti che sue entrambe le offerte punta settore dell’automotive, costruzione, mezzi pesanti e packaging. Nel confronto tra i due piani Am investCo. e AcciaItalia, è inoltre emerso un costo medio annuo del personale che per Am InvestCo è di 52mila di euro, mentre il piano AcciaiItalia è di 43mila euro. Prevedendo nel 2018 un impegno di 9.407 lavoratori e 7.812 per la seconda e una proiezione al 2024 con 10.812 per AcciaItalia e Am Invest Co 8.480 anche se quest’ultima, con costo medio complessivo stabile, è disponibile ad aumentare il numero di personale al 2024. Mentre con l’accordo transattivo intervenuto con la famiglia Riva ci sarà un sostegno sociale per le famiglie disagiate per il triennio 2017-2019. Calenda, hanno riferito infine i sindacati, ha dichiarato che sulla questione Antitrust sollevata dall’Unione Europea, ha chiesto una liberatoria da eventuali contenziosi, soprattutto dopo aver ricevuto il ‘warning’ dalla Commissione Ue.
Un prossimo incontro è stato fissato sempre al dicastero di via Molise domani alle 10. Questa mattina invece, i segretari provinciali di Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto si incontreranno per discutere della fase di cessione dell’Ilva e delle risultanze dell’incontro di ieri al ministero del Lavoro. Successivamente si terrà il consiglio di fabbrica straordinario di tutti i delegati. La cessione dell’Ilva non sarà indolore. Ma quel che è certo, almeno dalle parti di Taranto, è che nulla sarà come prima. Sotto tutti i punti di vista.
GIANMARIO LEONE
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