Fabo ha scelto. Ieri alle 11.40 ci ha lasciato. In Svizzera, accompagnato da Marco Cappato, radicale, dirigente dell’Associazione Luca Coscioni, ha potuto esprimere ed esaudire le sue volontà.
Per farlo ha dovuto superare il confine, come se per avere risposta a una domanda di diritto all’autodeterminazione occorresse andare in esilio. E così è stato.
A Fabo, oggi, possiamo solo dire grazie come abbiamo fatto con Piergiorgio Welby, Eluana Englaro (e la sua famiglia), Giovanni Nuvoli, Walter Piludu, Luigi Brunori, Lucio Magri, Dominique Velati e Piera Franchini, che hanno voluto condividere pubblicamente le loro storie, certamente diverse tra loro, ma tutte dotate di un denominatore comune: la volontà di far conoscere diffusamente le loro scelte e favorire così quello che in Italia è sostanzialmente vietato, vale a dire un dibattito volto a far avanzare la nostra legislazione che, ad oggi, non ha né una legge sull’eutanasia, né una legge sul testamento biologico.
Come Associazione Luca Coscioni, per regolamentare entrambe le materie, abbiamo presentato una proposta di legge di iniziativa popolare onnicomprensiva, sottoscritta da oltre centomila persone.
Ad oggi, però, mentre nel paese l’opinione pubblica è pronta e chiede a gran voce una legge sul fine vita, la legge sull’eutanasia non ha avuto neanche un secondo di discussione in parlamento, mentre quella sul testamento biologico è arenata in commissione, e rischia di essere resa quasi inutile per espressioni ambigue, che non chiariscono l’effettiva tutela della volontà della persona. Ci riferiamo, in particolare, all’inserimento di locuzioni che fanno riferimento alla «tutela della vita», alle «cure condivise» tra medico e paziente, al ricorso a un giudice per dirimere controversie tra medico e fiduciario o il riferimento al codice di deontologia professionale che viene innalzato a fonte del diritto: ci auguriamo che queste formule vaghe siano presto meglio chiarite, affinchè il dibattito non contribuisca prolungare un vuoto normativo che impatta sui diritti delle persone.
Fabo ha espressamente manifestato la sua volontà in più occasioni, con lettere, appelli, video, ha chiesto a gran voce al Parlamento di legiferare sul testamento biologico, lo ha chiesto al Presidente della Repubblica, lo ha chiesto ai politici che siedono in Senato e in Camera dei Deputati e che dovrebbero interpretare le volontà dei loro cittadini, e non girare lo sguardo altrove mentre Max Fanelli chiede una fine dignitosa con l’unico occhio rimasto, Luigi Brunori scrive rivolgendo le sue ultime volontà ai politici indifferenti e Fabo invade tutti i canali possibili per ottenere risposte che non sono arrivate in tempo.
Ad oggi, se da una parte la Costituzione garantisce l’autodeterminazione dell’individuo nelle scelte dei trattamenti sanitari, dall’altra non vi è una normativa che regoli e tuteli questo diritto. Nel 2017 si deve ricorrere ad un giudice come nei casi Welby, Nuvoli, Englaro per veder riconosciuti i propri diritti, mentre nel caso Fabo si deve addirittura emigrare per ottenere un fine vita dignitoso.
Grazie alla lotta di Dj Fabo speriamo che i parlamentari prendano finalmente coscienza delle loro responsabilità.
FILOMENA GALLO
Segretario Associazione Luca Coscioni
foto tratta da Pixabay