Provando a commentare uno stupro di una ragazza di quindici anni, avvenuto su un treno alcuni giorni per mano di due “uomini nordafricani”, si legge sui giornali, mi sono permesso di scrivere sulla mia pagina Facebook:
“Mi fanno schifo quelle due “persone” che hanno picchiato e molestato questa ragazza e mi fa schifo chi chiede la castrazione chimica. Mi fanno schifo tutti e tre.
Per la ragazza tutta la mia solidarietà, che vale poco, ma è quello che posso dare.“.
Mi autocito perché pensavo che queste parole fossero chiare. Invece scopro di essere stato quanto meno equivocato?
Non saprei come definire altrimenti il commento di chi dice:
“Perché castrazione chimica? Si fa prima con quella normale. prova a ragionare dal punti di vista della vittima. eventi del genere ti rovinano la vista x sempre. e giusto imopedire a un violento di ripetere i suoi reati. non ragionare da maschio. si vive bene anche senza attributi.“.
Ho copiato e incollato senza modificare l’ortografia.
E, nonostante ritenessi giustamente più importante seguire la bella performance di Ermal Meta su Rai 1 (comunque sono riuscito a godermelo), ho replicato forse troppo lungamente.
Per chi ha la bontà di leggere…:
“Tu mi offendi. Pensi che io abbia scritto ciò che ho scritto scartando anche la minima immedesimazione in una ragazza che subisce un trauma così terribile?
Come ti permetti di dirmi di “ragionare dal punto di vista della vittima”?! E’ proprio per questo che ho scritto una parola che uso raramente perché violenta, muscolare: “schifoso”.
Non ti permetto nemmeno di dirmi che “ragiono da maschio”. Ho una parte femminile che apprezzo molto e che non è lo stereotipo del gay effeminato, ma una sensibilità che riconosco solo ad una possibile parte femminile.
Penso che le donne abbiano questa caratteristica più marcata rispetto agli uomini. Ma anche qui non serve generalizzare. Occorrerebbe valutare caso per caso.
Ognuno di noi è irripetibile, unico e quindi dare giudizi tuttologici e assoluti è stupido oltre che dimostrazione di ignoranza.
Molto semplicemente credo che a violenza non si debba mai aggiungere altra violenza. E penso che la società, lo Stato, il potere dovrebbero essere etici, almeno provarci, e far nascere nei cittadini non il sentimento di odio da cui discende la vendetta, ma il sentimento della solidarietà per le vittime e della compassione per i carnefici, agendo secondo la legge che si deve fondare su una morale, non sull’immoralità della ferocia di una castrazione o della pena di morte.
C’è già così tanto dolore, violenza e prepotenza nel quotidiano di tutti noi…
Cerchiamo di curare le ferite di ciascuno e di tutti e non di aprirle, facendole sanguinare ancora, con la debolezza, mascherata da forza, dell’odio.
Di odio si muore. Non si può viverne.“.
(m.s.)
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