Mi permetto disturbarvi a distanza di poche ore per denunciare la gravità della scelta compiuta dal Governo Italiano, senza passare dal parlamento, al riguardo della partecipazione di soldati italiani alla manovre NATO che si svolgeranno in Lettonia, ai confini con la Russia, nel 2017: in una situazione delicatissima a poca distanza dal fronte bellico ancora aperto in Ucraina.
Una situazione internazionale che può essere così riassunta in estrema sintesi:
Appare esaurita anche la fase del post – caduta del Muro caratterizzata da un’unicità di superpotenza “gendarme del mondo”. Non emerge, però, come molti pensavano fino a qualche tempo fa un assetto multipolare, bensì riemerge dalle tenebre della storia l’antico bipolarismo USA / Russia. Questo sì foriero di un’anticamera di conflitto globale, tra imperialismo mai rinnovato nella sua essenza e ritrovata vocazione imperiale. Naturalmente i fattori di questo stato di cose sono molteplici nella contesa globale: energia, spazio vitale, predominio militare, ecc.
La notizia nel dettaglio è questa:
militari italiani saranno schierati in Lettonia “come deciso nel vertice di Varsavia”: lo ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, a margine all’assemblea Anci. Il vertice aveva deciso di formare un contingente Nato nell’ambito del progetto di rafforzamento delle frontiere orientali del patto atlantico. Riferendosi all’intervista rilasciata alla Stampa dal segretario della Nato, Stoltembreg, Pinotti ha precisato che “quando abbiamo fatto il vertice di Varsavia, all’interno delle responsabilità che hanno assunto altre Nazioni è stata anche data dall’Italia la disponibilità di fornire una compagnia, quindi con numeri non molto consistenti, all’interno di una organizzazione che prevede il coinvolgimento di moltissime nazioni della Nato”.
Una scelta gravissima, compiuta nella perfetta logica antidemocratica di questo Governo che considera il Parlamento un orpello accessorio al quale togliere ogni funzione attraverso le deformazioni costituzionali.
Un governo pericoloso al quale dire con grande chiarezza “NO” nel referendum confermativo.
FRANCO ASTENGO
redazionale
15 ottobre 2016
foto tratta da Pixabay