In questo Paese, dove lo stravolgimento dei nomi è consuetudine politica costante, per cui è illibertario ciò che viene chiamato libertà e antidemocratico ciò che viene chiamato democrazia, viene da rimpiangere ogni volta la dipartita dei vecchi dirigenti e statisti anche liberisti che hanno attraversato la vita del Paese.
E’ così che salutiamo Carlo Azeglio Ciampi. Nulla ci legava alla sue idee, soprattutto in politica economica: lui banchiere, ministro delle finanze e del tesoro, liberale.
Istituì nuovamente la parata militare del 2 giugno, ed anche questo è un atto che ci ha tenuto lontanissimi da lui anche come Presidente della Repubblica, restaurando una concezione muscolare di una data che, invece, dovrebbe essere di solidarietà sociale.
Rifiutò di svolgere un secondo mandato, a differenze di un suo successore che pure proveniva da fila più di sinistra di lui (se così si può dire…).
E, più indietro nel tempo, rifiutò di aderire alla Repubblica di Salò e divenne partigiano nelle fila del Partito d’Azione. Basta questo per salutarlo oggi come uomo, come combattente per una libertà allora negata e la cui negazione, ancora oggi, molti sognano in nome di maggiore governabilità.
(m.s.)
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