Record di tasse in Italia, con la pressione fiscale salita dal 39% del 2005 al 43,5% nel 2015: i contribuenti del nostro Paese sono i più vessati in Europa e pagano più imposte rispetto agli Stati Uniti. E’ impietoso il confronto fiscale su scala internazionale altri: in Germania la pressione fiscale e’ passata dal 38,4% al 39,6% del pil, il debito pubblico dal 66,9% al 71,2%; nella media dell’area euro il peso delle tasse e’ passato dal 39,4% al 41,%; il debito degli Stati dal 62,1% all’83,3%; in Gran Bretagna, il fisco e’ passato dal 35,7% al 34,8% e il ‘rosso’ nei conti dello Stato dal 41,5% all’89,2%; negli Stati Uniti, il prelievo fiscale e’ rimasto sostanzialmente invariato, dal 26,3% al 26,4% con il debito salito dal 66,9% al 113,6% del pil Usa.
L’aggravio fiscale e il contemporaneo aumento delle entrate non si sono tradotti, per l’Italia, in un miglioramento dei conti pubblici. Negli ultimi 10 anni, famiglie e imprese hanno visto crescere enormemente il peso delle tasse senza riscontrare un andamento virtuoso delle finanze pubbliche: la pressione fiscale era al 39,1% del prodotto interno lordo nel 2005 ed e’ progressivamente salita fino ad attestarsi al 43,5% nel 2015; e contemporaneamente sono aumenti gli incassi per lo Stato, passati dal 42,5% del pil al 47,6%; un incremento di balzelli ed entrate a cui non ha fatto seguito un contenimento del debito, schizzato al 132,7% del pil nel 2015 rispetto al 101,9% del 2005.
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