Carta d’intenti in vista delle elezioni europee del 25 maggio 2014 a cura del gruppo tematico “Politiche di genere e diritti” – L’AltraEuropa con Tsipras – Comitato promotore di Bologna
Tanto il dibattito pubblico in generale quanto il nucleo programmatico che ha portato al felice parto della lista “L’AltraEuropa con Tsipras” scontano un deficit di riflessione sulle politiche di genere, sulle evoluzioni delle sessualità, sui diritti e individuali e civili, sulla progressiva secolarizzazione delle società nazionali europee. Come donne e come uomini che si spendono attivamente per la buona riuscita elettorale dell’AltraEuropa, riteniamo nostro dovere e primario interesse offrire uno strumento di critica e di programma, che presentiamo alle candidate e ai candidati e a cui chiediamo di sottoscriverlo.
Punto #01: il patriarcato
Se consideriamo il patriarcato per ciò che è, ovvero la prima e fondante caratteristica delle nostre società, la prima e fondante cesura tra chi parte avvantaggiato e chi deve lottare con le unghie e coi denti per ottenere ciò che gli uomini guadagnano per “diritto di nascita”, la prima e fondante divisione del lavoro, il primo e fondante criterio su cui sono ordinate le relazioni umane; se consideriamo il patriarcato per ciò che era ed è tuttora, è conseguente sostenere l’impegno a tutto campo contro di esso, per liberare le donne e gli uomini dalla cultura e dalla pratica del dominio maschile.
➢ Proposta #01: l’autodeterminazione delle donne
Il potere riproduttivo femminile non può essere legalmente espropriato dagli uomini, introducendo divieti alle interruzioni volontarie delle gravidanze e, contemporaneamente, promuovendo visioni familiste tese a fare delle donne delle fornitrici di lavoro sociale gratuito e dei loro corpi delle fornaci di materiale umano a disposizione dello Stato, della religione e delle loro politiche. Chiediamo pertanto l’inserimento nella “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea” del principio di autodeterminazione delle donne, in quanto cittadine a cui è riconosciuto il diritto a una scelta autonoma e indipendente per ciò che concerne il corpo, la salute e la riproduzione.
Punto #02: le sessualità
L’omosessualità maschile e femminile, la bisessualità, la transessualità e l’intersessualità non godono degli stessi diritti riconosciuti all’eterosessualità. Trasversali ai generi sessuali, le sessualità reclamano anch’esse il loro pieno riconoscimento. Il pur ampio cambiamento che è avvenuto in alcune nazioni europee, è ostacolato in altre – si veda l’Italia – dall’integralismo delle gerarchie ecclesiastiche e dalla sottomissione alle stesse della gran parte del ceto politico. E’ necessaria una spinta europea e una lotta di più largo respiro.
➢ Proposta #02A: il diritto al matrimonio
L’articolo 9 della “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea” afferma, pilatescamente, che esiste un “diritto di sposarsi e di costituire una famiglia”, ma che tale diritto è garantito – o meglio, in alcuni casi, non garantito affatto – “secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l’esercizio”. Chiediamo pertanto il rispetto integrale dell’articolo 21 – “è vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l’origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l’età o le tendenze sessuali” – e la conseguente e necessaria modifica dell’articolo 9, affinché espliciti chiaramente che il diritto a sposarsi con chi si desidera è garantito ad ogni cittadino e cittadina dell’Unione Europea.
➢ Proposta #02B: il terzo genere e l’evitabilità della chirurgia
Sulla scorta di soluzioni già sperimentate – per esempio in Germania – l’Unione Europea introduce la possibilità per le persone transessuali di registrare sui propri documenti d’identità e di viaggio la dizione “genere neutro”, senza che questo comporti l’obbligo a sottoporsi a cure ormonali e ad interventi chirurgici, ferma restando la possibilità di intraprendere e di concludere il percorso per la ridefinizione di genere. Altrettanta libertà di scelta va garantita in relazione alla riattribuzione anagrafica del nome.
Punto #03: biotecnologie
Lo sviluppo della scienza unito a quello della medicina, aprono da tempo nuove opportunità all’essere umano, garantendogli un’esistenza più lunga ma anche ponendo inediti problemi. La possibilità di mantenere in vita un essere cerebralmente deceduto, interroga il presente su quale sia il confine da rispettare tra scienza e dignità umana, tra politica e inalienabili diritti individuali.
➢ Proposta #03: l’autodeterminazione degli individui
Da laiche e da laici, riteniamo che la decisione ultima, tanto su come vivere quanto su come e quando morire, spetti esclusivamente alla singola persona. Chiediamo pertanto che sia emendato come segue il comma 1 dell’articolo 2 della “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea”: “Ogni individuo ha diritto a vivere e a morire secondo la sua personale concezione di dignità umana”. In questo modo s’applicherebbe il principio fondante dell’Unione Europea, espresso precedentemente all’articolo 1: “La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata”.
Punto #04: secolarizzazione
Le diverse società nazionali europee e l’Europa nel suo assieme assistono da decenni a un sempre più forte processo di secolarizzazione. Le persone che non seguono i dettami religiosi sono oramai una consolidata maggioranza. Parimenti, l’evoluzione sociale ha arricchito il continente di nuove culture, nuove etnie, nuove religioni, prima assenti o residuali in Europa. Questa ricchezza di visioni, esistenze, differenze, richiede una cornice entro cui iscrivere le azioni delle Istituzioni. La laicità è quella cornice, nonché l’unica che garantisce la convivenza delle diversità, la non prevaricazione degli uni sugli altri.
➢ Proposta #04: promuovere la laicità
I programmi di sostegno dell’Unione Europea debbono includere la laicità e il rispetto delle differenze quali parametri indispensabili per la concessione di fondi e sussidi. Di pari passo, la Commissione Europea ha il compito di elaborare una direttiva che stabilisca un minimo comune denominatore per tutti gli Stati membri ed elimini così evidenti distorsioni, laddove alcune nazioni hanno rapporti privilegiati con le religioni.
RED.
da listatsipras.eu