8 milioni di studenti tra i banchi di una scuola di classe

Entro venerdì 15 settembre 8,6 milioni di studenti torneranno ai loro banchi nella scuole statali e paritarie. Ieri hanno riaperto gli istituti di sei regioni: Piemonte, Trentino, Basilicata, Friuli,...

Entro venerdì 15 settembre 8,6 milioni di studenti torneranno ai loro banchi nella scuole statali e paritarie. Ieri hanno riaperto gli istituti di sei regioni: Piemonte, Trentino, Basilicata, Friuli, Abruzzo e provincia di Trento, quella di Bolzano ha iniziato il 6 settembre. Oggi sarà il turno di Lombardia e Molise, nei prossimi giorni tutte le altre.

Il Ministero dell’Istruzione (Miur) ha registrato anche quest’anno un calo degli iscritti alle scuole pubbliche: lo scorso anno erano 7 milioni 816 mila, quest’anno 7 milioni e 757 mila. La causa è probabilmente il processo di «denatalizzazione» che ha colpito il paese alle porte del decimo anno della crisi economica, morale e di immaginario. Gli effetti più evidenti si sono registrati a Sud dove il calo è evidente: 13 mila studenti in meno in Campania, meno 12 mila in Sicilia, meno 10 mila in Puglia e meno 5 mila in Calabria. È stato calcolato che nei prossimi dieci anni la scuola italiana perderà 774 mila iscritti. Una tendenza già nota dall’ultimo triennio nel corso del quale sono stati persi 100 mila iscritti. Logica avrebbe voluto che nel corso di questi anni la politica scolastica avesse proceduto a una rimodulazione della presenza degli alunni per classe. E invece sono aumentate le «classi pollaio». È diventato un caso nazionale quella del liceo Tenca di Milano con 37 alunni, creata dalla fusione di due sezioni. Proposito rientrato, per fortuna. Ha fatto scalpore una primaria di 30 alunni a Malo, nel vicentino e la classe extra-large a Genzano in Basilicata nonostante le condizioni di sicurezza non lo permettano. Di recente il Tar di Napoli ha respinto una suddivisione di 43 alunni, di cui cinque disabili, in due classi. In ogni classe dovrebbero andare in media 17 alunni.

L’incapacità di superare un problema annoso come le «classi pollaio» non risponde nemmeno a un’altra esigenza impellente della scuola italiana: l’aumento degli alunni con disabilità o disturbi dell’apprendimento. Soggetti che hanno bisogno di cura e attenzione superiori a quelli dei compagni di classe. Per il Miur, quest’anno gli alunni con il sostegno sono saliti a oltre 234 mila. Rispetto all’anno scorso c’è stato un incremento del 4-5%. Rispetto al 2000, c’è stato un aumento di 100 mila persone. Allora gli alunni con disabilità erano 126 mila. Di conseguenza sono aumentati dall’8 all’11,2% i posti di insegnanti di sostegno. Oggi sono oltre 100 i docenti in organico di diritto e almeno 40 mila quelli inseriti nell’«organico di fatto» con i posti da assegnare in deroga. Fuori dalle formule burocratiche, questo significa che un posto di sostegno su tre continua ad essere affidato ai supplenti. Gli alunni perdono ogni anno un punto di riferimento didattico, e affettivo, e restano in attesa di un altro docente. È così che la precarietà incide anche sulla loro vita.

La scuola è un luogo di lavoro per oltre 762 mila docenti. Nonostante l’immissione in ruolo di 102 mila prof, effettuate dal governo Renzi, l’età media resta alta: 51,2 anni. Il 60% si trova nella scuola secondaria di primo grado, alle superiori si sfiora il 70%. Un’età media doppia rispetto ai altri paesi Ocse dove solo il 34% supera i 50 anni alle medie, il 38% alle superiori. A queste persone lo Stato ha espropriato in media 12 mila euro bloccando gli aumenti contrattuali, fermi da sette anni. In un’analisi della Flc-Piemonte la perdita retributiva tra il 2010 e il 2017 è pari ai 16 mila euro per gli insegnanti di scuola materna, 18 mila per quelli delle scuole medie, 19 mila per quelli delle superiori. Il calcolo include anche collaboratori scolastici, il personale Ata e i dirigenti. Davanti a queste cifre il governo si è impegnato a erogare 85 euro medi nel prossimo triennio. «Il governo non può cavarsela con un mini-aumento netto inferiore ai 50 euro – sostiene il sindacato Anief – Servono altri 5 miliardi per recuperare anche l’indennità di vacanza contrattuale».La Flc-Cgil chiede che i 200 milioni di bonus premiale siano destinati alla contrattazione di istituto; i 500 euro del bonus insegnanti dovrebbero rientrare nel contratto.

Classista è il contesto in cui agisce la scuola. Qui crescono diseguaglianze economiche, sociali e territoriali. I dati Indire, AlmaDiploma e Ocse confermano: il 58,1% dei figli di coloro che hanno massimo la terza media abbandonano la scuola. Tasso che si riduce al 13,2% tra i ragazzi che hanno i genitori laureati. Un terzo degli abbandoni avviene nelle famiglie dove i genitori sono precari, il dato diminuisce con i genitori dipendenti e professionisti. L’ambiente familiare influenza pesantemente il percorso e le aspirazioni degli studenti. La scuola restringe la forbice fino ai 15 anni, dopo lo svantaggio del capitale sociale esplode. Questo muro sociale si ripresenta nell’accesso all’università e alla laurea: i figli dei laureati vanno avanti, mentre cresce il divario tra ricchi e poveri. . E nel frattempo è spuntata un’altra disuguaglianza: il 34,4% degli studenti nati all’estero non consegue diplomi, tra gli studenti nativi la percentuale scende al 14,8%. E restano forti le disparità tra tassi di abbandono maschili e femminili, con una percentuale del 20,2% per i maschi e del 13,7% per le femmine. Peggio fanno solo Cipro, Estonia, Spagna, Lettonia, Portogallo e Islanda. Certo, gli abbandoni sono diminuiti dal 19,2% nel 2009 al 15% nel 2014, ma resta lontana la media Ue: 10%.

L’alternanza scuola-lavoro sarà generalizzata: l’obbligo a fare stage/tirocini gratuiti nelle imprese per 200 o 400 ore. Questo è l’aspetto più significativo del renzismo applicato a scuola: trasformare 8 milioni di studenti in precari sottopagati ossessionati dai «McJobs», impieghi-spazzatura. Il governo recluterà mille «tutor», uno per ogni 5 scuole, migliaia di studenti. Un dato che dice molto sulla serietà di questo progetto di ingegneria sociale neoliberista.

ROBERTO CICCARELLI

da il manifesto.it

foto tratta da Pixabay

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Scuola di lotta

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