Continua la protesta dei lavoratori dell’Alcoa di Portovesme. Ieri mattina assemblea molto partecipata davanti ai cancelli dello stabilimento. Come è noto lo scorso 22 agosto la multinazionale americana ha annunciato di voler smantellare l’impianto in via definitiva, gettando così ancora una volta i lavoratori in un incubo che, per la verità, va avanti da anni. I duecento lavoratori tra diretti e in appalto stanno preparando la trasferta romana del 5 settembre, giorno del previsto incontro al Mise – anche se non ancora annunciato ufficialmente – tra sindacati, governo e regione.
In gioco c’è la conclusione di una lunga vertenza, iniziata nell’autunno 2012 con la cessazione dell’impianto. Una vertenza che riguarda un migliaio di posti di lavoro, tra diretti e indotto, e il destino dell’importante produzione di alluminio primario (derivante dalla lavorazione della bauxite A Roma dovrebbe andare un centinaio di operai. “Stavolta – assicura Bruno Usai, dell’Rsu Alcoa e della segreteria Fiom Cgil – siamo pronti a restare a oltranza, finché non otterremo una risposta positiva o negativa”. La questione è sempre la stessa. La svizzera Glencore si è detta disponibile a rilevare lo smelter con uno “sconto” sul prezzo dell’energia: 25 euro a megawattora per dieci anni. Le richieste sarebbero state in larga parte soddisfatte, ma la società non ha ancora sciolto le riserve. Si tratta, tra l’altro, di un prezzo tra i più bassi d’Europa e “sicuro” anche sul fronte comunitario, visto che l’Ue ha confermato che non si tratta aiuti di Stato). Gli svizzeri chiedono maggiori certezze sulla durata delle tariffe agevolate e questo sarebbe, dalle notizie che trapelano, il nodo della trattativa non ancora sciolto definitivamente.
STEFANO IUCCI
da Rassegna.it / Contro la crisi.org
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