Oggi, esattamente 45 anni fa, un giovane anarchico di 20 anni, colpito a morte sul Lungarno Gambacorti a Pisa, mentre si opponeva ad un comizio fascista, iniziava la sua agonia, per poi morire all’alba del 7 maggio.
La storia di Franco Serantini fa parte di me, del mio essere libertario, del mio “romanticismo” comunista che mi fa commuovere oggi come quella prima volta nel 1994, quando scoprii la sua storia. Una vicenda forse come tante. Di tanti giovani uccisi da un ectoplasmatico potere, da qualcosa di sfuggevole perché collettivo e singolare al tempo stesso, la cui morte si è tentato di trasformarla da “malore attivo” fino a “emicrania”, da “cadute per le scale” fino a scarica barili di colpe da medici a forze dell’ordine, a “sassi” volati per caso come fischi di pallottole.
Ci sono stati troppi Franco Serantini dopo Serantini stesso. E anche prima di quel maggio del 1972.
Ricordare Franco è avere bene in mente che il potere davvero non è mai cosa buona e, forse, può esserlo per un attimo se in mano lo prendono i più deboli, i poveri, i miserabili di questo nuovo millennio fatto di antiche schiavitù e vessazioni.
Tutto modernità e sfruttamento.
Ecco la sua storia dalle pagine de la Sinistra quotidiana…
Ciao Franco.
(m.s.)
foto tratta da Wikipedia