Ricordate Claudio Conte? La sua denuncia dell’ipocrisia dei nostri Natali, con il suo presepe di grattacieli intorno all’immagine del piccolo Aylan, morto mentre attraversava il mare…
(http://www.remocontro.it/2015/12/20/gatto-randagio-presepe-aylan-bambino-grotta/)
Lo cito spesso Claudio Conte. Riflessioni fulminanti mi arrivano con lui, dal carcere di Catanzaro.. E da quelle mura mi arriva il racconto della giornata delle sua laurea, in Giurisprudenza, in pagine bellissime. Ne nascerà un ebook, sempre con quell’editore all’incontrario che è Marcello Baraghini. E vi farò sapere. Ma la tentazione di regalarvene un anticipo è davvero forte.
“E pensare, – scrive Claudio che ha discusso la sua tesi su “Profili costituzionali in tema di ergastolo ostativo”- che volevo iscrivermi alla facoltà di Lettere e Filosofia, per uscire dal mondo dei processi che avevano caratterizzato per oltre una decina d’anni la mia vita. E invece, scoprii che lo studio del diritto interessa solo in minima parte l’ambito ‘penale’. E soprattutto che anche in quel campo lo studio interessava concetti altissimi e astratti. Poi scoprii la Costituzione e il ‘combinato disposto’, conquistai la mia ‘spada’ per la libertà, soprattutto culturale”.
Bèh fa un certo effetto leggere queste righe in tempi di Costituzioni da riformare, mentre si arranca a capire i come e i perché, per poi dover risolvere tutto nella tremenda approssimazione della scelta fra un sì e un no…
“La Costituzione italiana – continua Conte – è il non plus ultra per il riconoscimento dei diritti. Sapere che c’è qualcosa di più alto dello stesso Legislatore al quale appellarsi, ti dona un nuovo status, quello di cittadino che può far valere i suoi diritti sempre ed ovunque. Basta trovare un giudice onesto. Come quello auspicato dal famoso contadino bavarese, che passò alla storia con la battuta: “troverò pure un giudice a Berlino”, innanzi al quale avrebbe fatto valere le sue ragioni anche rispetto all’Imperatore”…
Già, troverà pure un giudice a Berlino, Claudio Conte. Entrato in carcere a 19 anni, è ben più il tempo della sua vita trascorso dentro che fuori. Molto ha letto e studiato. Claudio compone bellissimi video, scrive profonde recensioni a ogni libro che legge e, soprattutto, oggi argomenta di diritto con competenza che docenti e giuristi gli riconoscono.
Tutto questo non basta ad allentare neanche per poche ore per lui catene che fondano la loro ragione d’essere in questioni che poco e nulla hanno a che vedere con quello che dovrebbe essere il fine di una pena. Perché Claudio non ha avuto neanche il permesso delle poche ore necessarie per andare discutere la sua tesi in Ateneo, come pure ad altri suoi colleghi detenuti è stato possibile.
Eppure, per vedere l’uomo nuovo che è diventato, basterebbe non tapparsi le orecchie, e ascoltare quello che di lui dicono pagine davvero sorprendenti.
Ora non vi intratterrò con la cronaca della discussione e delle argomentazioni con le quali Claudio sostiene e dimostra gli elementi di incostituzionalità dell’ergastolo ostativo, e soprattutto il fatto che basterebbe rispettare le leggi esistenti, a partire dal principio dell’irretroattività, per rivedere tempi e modi di esecuzione delle pene… Non potrei riassumere e vi rimando alla completezza del testo appena sarà pronto l’ebook.
Ma qualcuno quest’uomo nuovo pure riesce a vederlo, se la Direttrice dell’istituto di Siano ha allestito per lui una giornata davvero speciale, se docenti ed esperti riconoscono la serietà del suo studio… 110 e lode il voto alla fine!
Lo vedono, quest’uomo nuovo, tutte le persone intorno a lui, in una giornata di festa che Claudio nel suo racconto tanto mirabilmente descrive, intrecciando alla disquisizione giuridica la cronaca di emozioni, di incontri, di gioia, di carezze e tenerezze impalpabili…
Per protesta contro il mancato permesso di discutere la tesi in Ateneo, Claudio aveva fatto uno sciopero della fame, interrotto il giorno della laurea, al quale è arrivato ‘alleggerito’ di otto chili. Ma non c’è un attimo di astio nelle sue parole.
Alla fine… “Dopo che tutti i presenti hanno iniziato ad affluire fuori, ci è stato concesso di restare insieme per una mezz’ora. E mia madre mi ha chiesto subito cos’era questa storia dello sciopero che aveva appreso dalla lettera del Vescovo. L’ho tranquillizzata, dicendole che l’avevo fatto e sospeso, mi serviva per richiamare l’attenzione sull’abuso giurisprudenziale che stavo subendo. Come ho dimostrato nella tesi di laurea.
Perché dopo oggi, nessun giudice di sorveglianza potrà più nascondersi dietro la legge, quando dichiarando l’ergastolo ostativo condanna una persona a morire in carcere, perché la legge la sta violando.
Lei si siede di fianco e mi accarezza. Poi ci siamo concentrati su di noi, sulle cose belle. Per ridere un po’ in quella giornata che poteva essere altro, ma che andava bene anche così. Il tempo trascorso insieme è stato così poco in questi ultimi trent’anni che non ha senso sprecarlo con pensieri negativi”.
“Per il resto, con l’aiuto di Dio e l’amore familiare potremo affrontare il futuro e le sfide che ci riserva col sorriso sulle labbra. Quello che mi suscitano Ludovica e Matilde ogni volta che le guardo”.
Ludovica e Matilde, le nipotine, anche loro lì, a distribuire a tutti una penna-ricordo. Hanno tre e sette anni, che… “a guardarle sono troppo forti!”
FRANCESCA DE CAROLIS
da Remo contro
foto tratta da Pixabay